Reagisce alla rapina: 38enne assassinato di fronte al nipotino

Reagisce alla rapina: 38enne assassinato di fronte al nipotino

Perugia Ha pagato con la vita il tentativo di difendere la compagna, la madre, il nipotino di appena otto anni. Spietati banditi, penetrati nella villa tra i pini, a San Fortunato (ironia del destino) di Ramazzano, alla periferia di Perugia, gli hanno esploso contro, con inaudita ferocia quattro colpi di pistola. I malviventi - l’agghiacciante episodio è avvenuto tra le 22.30 e le 23 di venerdì - stavano per lasciare la casa con un magro bottino (qualche monile, poche banconote: la cassaforte, pure aperta, era stata trovata vuota) quando hanno ordinato alla donna più giovane, la compagna della vittima, di seguirli. Un mese fa, a pochi chilometri di distanza, a Pietramelina, durante una rapina in villa una signora sudamericana era stata violentata da una banda di malviventi.
Forse anche per questo Luca Rosi, 38 anni compiuti un mese fa, impiegato di banca dell’Unicredit a Ponte Felcino, altra frazione di Perugia, un ragazzo sportivo che giocava a calcio a 8 ed era il cassiere della locale squadra dilettanti, ha cercato di convincere i banditi. «Avete preso tutto... lei lasciatela stare, non toccatela», ha chiesto con tono di voce pacato. Per tutta risposta uno dei tre banditi, probabilmente stranieri - che hanno agito col volto mascherato, con i guanti alle mani per non lasciare tracce (dunque dovrebbero essere già fotosegnalati) e armati di due pistole - gli ha sparato nel corridoio un primo colpo di una pistola semiautomatica. L’impiegato, a quel punto, ha tentato di rifugiarsi in camera da letto, ma il killer lo ha inseguito e gli ha esploso contro altri tre colpi. Senza pietà, senza rispetto neanche della presenza di un ragazzino. Sul cadavere sono state repertate ferite ad una gamba, ad un fianco e (due) al torace. A quel punto la gang è fuggita precipitosamente, dopo aver bruciato i cellulari delle vittime, lasciate con i polsi bloccati da fili elettrici. Per allontanarsi i banditi hanno utilizzato, soltanto per poche centinaia di metri, la vettura, una Golf, rubata alla vittima. Quindi sono spariti nel buio.
A lanciare l’allarme, intorno a mezzanotte, è stata la madre del povero Luca, la signora Ivana, che terrorizzata, sporca di sangue e scarmigliata, ha raggiunto un bar nelle vicinanze, dove il marito, del tutto ignaro della tragedia, stava giocando a carte con gli amici. «Non sono persone, sono animali feroci», ha mormorato, sgomento e con gli occhi chiusi, tanto il suo dolore, Bruno Rosi, il padre dell’ucciso. I concittadini del 38enne hanno organizzato una fiaccolata per domani sera in suo ricordo.
Pare che i malviventi abbiano impartito i loro ordini con un accento definito dell’Est Europa. Secondo le testimonianze i tre sarebbero tutti di giovane età: poco più che ventenni. Nella villa sono entrati sfondando, a calci, una porta finestra. Sul posto sono intervenuti i carabinieri e gli uomini del Ris di Roma, alla ricerca di tracce utili per risalire ai componenti della banda.
In paese e in tutta l’area del Perugino il feroce atto criminale ha suscitato commosso cordoglio da un lato e profonda paura dall’altro. Non è il primo caso, in Umbria, comunque. Negli ultimi anni sono stati ammazzati dai banditi, entrati nelle abitazioni per rubare, una anziana signora a Terni (Maria Baccaille di 86 anni), un sacerdote ottuagenario (don Giuseppe Valigi, a Cordigliano di Perugia), un trasportatore sposato e padre (Fausto Cardinali, a Sant’Orfeto di Perugia), un vecchio agricoltore (Luigi Masciolini a Bastia Umbra).

Una forte e pressante richiesta di sicurezza («uno straordinario problenma», lo hanno definito a caldo alcuni esponenti politici locali), anche per questo motivo, si leva da ogni parte. Come si chiede che questi crudeli malviventi vengano individuati, arrestati e condannati quanto prima.

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