Renzi attacca ancora Bersani "No alla cultura stalinista"

Il sindaco rottamatore: "Credo che i miei compagni di partito debbano abbandonare la cultura stalinista che considera nemico numero uno, l’amico più vicino che dissente"

Renzi attacca ancora Bersani "No alla cultura stalinista"

Che il rapporto tra i due non fosse tutto rose e fiori era risaputo. Ma in queste ultime settimane lo scontro dialettico tra Matteo Renzi e Pierluigi Bersani si è infiammato ulteriormente. Il sindaco di Firenze ha aperto le danze chiedendo che il Pd faccia al più presto le primarie, in vista delle politiche del 2013. Poi l'attacco a testa bassa: "Bersani non può ritenersi legittimato dalle primarie fatte nel 2009". Il segretario del Pd ha replicato stizzito: "Sono l'unico segretario di partito al mondo eletto con le primarie". Tra i due, ormai, è polemica continua. Con un'intervista al Quotidiano nazionale Renzi torna all'attacco: "Credo che i miei compagni" di partito "debbano abbandonare la cultura stalinista che considera nemico numero uno, l’amico più vicino che dissente". Poi prosegue: "Io dal Pd non me ne vado perché il Pd è anche casa mia".

Renzi sfodera il suo storico cavallo di battaglia, le primarie. Ribadisce che vanno fatte e che "uno di noi giovani amministratori ci sarà". Poi mette le mani avanti, come aveva fatto alla Leopolda: "Non è detto che sia io". In merito ad una sua eventuale candidatura alla guida del centrosinistra spiega che "il problema non riguarda me, ma le modalità con cui il Pd sceglierà il proprio leader". Prosegue il suo ragionamento con tono ironico, a tratti infastidito. "Dopo che per anni abbiamo fatto le primarie per decidere se un segretario di circolo doveva andare in bagno, ora diciamo che non servono più?". "Non capisco - insiste -: vogliono buttare fuori quelli che vincono le elezioni, per tenere i parlamentari eletti con il porcellum che quando si candidano prendono solenni bocciature?". E ogni riferimento alle recenti elezioni è voluto.

Statuto a intermittenza

Renzi osserva che "improvvisamente è scoppiato l’amore fra il gruppo dirigente e lo statuto". Poi si toglie un sassolino dalle scarpe, ricordando che è lo stesso statuto a vietare la ricandidatura in parlamento per chi ha già fatto tre mandati.

Grillo e la foto di Vasto

"Molte cose mi separano da Grillo - dice Renzi - a cominciare dal conto in banca". Poi sottolinea che "fino a qualche mese fa a parlare di rottamazione eravamo in pochi, ormai c’è il tutto esaurito". Sulla ormai famosa foto di Vasto (che ritraeva Bersani, Vendola e Di Pietro) il sindaco fiorentino non sembra particolarmente entusiasta. Ma ammette: "Se servisse a vincere...". Poi gli scappa detto quello che pensa veramente, e non è il massimo per la sinistra (se non altro perché evoca una sonora batosta elettorale): "A me fa tanto gioiosa macchina da guerra". In ogni caso, si afretta a ribadire "vorrei un Pd che cercasse di vincere le elezioni, non di evitare le primarie".

Lusi? Se smette di rubare non gli dico più ladro

Non poteva mancare un accenno all'ex tesoriere della Margherita, Luigi Lusi. Dopo aver ricordato di essere "l’unico politico in Italia ad aver mostrato i nomi dei propri finanziatori", Renzi rifila una sberla a Lusi: "Si è offeso e mi ha querelato perché gli ho dato del ladro. Prometto che se smette di rubare non glielo dirò più". Più diretto di così non si può. Ma già Rutelli aveva dato del lestofante all'ex tesoriere.

Merlo (Pd) attacca Renzi: sarebbe lui il nuovo?

A stretto giro di posta arriva la replica del Pd. Il primo a prendere di mira Renzi è Giorgio Merlo, vicepresidente della Commissione di Vigilanza Rai: "Il Pd è un partito plurale e quindi non ha proprietari e non è gestito in modo padronale come gli altri partiti, vecchi o nuovi che siano. Ma una cosa è francamente intollerabile.

E cioè che ogni giorno ci sia qualcuno, come il sindaco di Firenze, che si diverte ad attaccare il segretario e contestare il Pd. È questo il nuovo modo di fare politica di chi scimmiotta i grillini nel Pd?". E' facile prevedere che la battaglia, in seno al Pd, sarà ancora molto lunga...

 

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