«Mai un euro del ministro è stato impiegato per la dottoressa Maria Rosaria Boccia, neppure per un caffè». Gennaro Sangiuliano ribadisce la sua verità e mantiene ferma la sua linea di difesa, mentre molti quotidiani e tutta l'opposizione cavalcano il caso della consulente presunta o mancata del ministero da lui guidato, Maria Rosaria Boccia. Nessuna ipotesi di dimissioni alle viste.
Il ministro della Cultura, in un incontro dai toni franchi e diretti a Palazzo Chigi con Giorgia Meloni, ribadisce la sua versione dei fatti. Si presenta nel primo pomeriggio nell'ufficio della premier, resta a colloquio con lei per circa un'ora e mezza e ribadisce di non aver violato alcuna regola di correttezza istituzionale. E aggiunge che non sussistono affatto i presupposti affinché un pm possa aprire un fascicolo sulla vicenda.
«Sono stato a colloquio con il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, per ribadire la verità delle mie affermazioni contenute nella lettera inviata al quotidiano La Stampa: mai un euro del ministero, neanche per un caffè, è stato impiegato per viaggi e soggiorni della dottoressa Maria Rosaria Boccia che, rispetto all'organizzazione del G7 Cultura, non ha mai avuto accesso a documenti di natura riservata», si legge in una nota scritta che arriva nel tardo pomeriggio.
Il ministro non rilascia dichiarazioni né entrando a Palazzo Chigi, né rientrando nel suo ministero. Chi ha avuto modo di sentirlo, comunque, assicura di averlo trovato assolutamente tranquillo. Sangiuliano precisa di aver preso in considerazione la nomina della Boccia a titolo gratuito, ma che questa ipotesi poi non si è concretizzata. Nella lettera al quotidiano torinese il ministro scrive che «la dottoressa Boccia non ha mai preso parte a procedimenti amministrativi». E aggiunge che «le occasioni in cui è stata presente non avevano affatto carattere istituzionale e nemmeno in senso lato di istruttoria del G7. Mai si è discusso di questioni di sicurezza, che tra l'altro non attengono al ministero della cultura, ma alle istituzioni preposte, prefettura e questura».
Inoltre da quanto filtra anche dal Viminale, i documenti che sarebbero stati girati all'influencer nativa di Pompei non contenevano alcuna informazione riservata. Analogo discorso per la possibile accusa di peculato, accusa che non avrebbe alcuna sostanza reale.
Ieri peraltro sono arrivate due smentite, in merito a due viaggi effettuati in Liguria, che vanno a rafforzare la linea del ministro. Il primo soggiorno è quello a Riva Ligure dello scorso 11 luglio, il secondo a Sanremo del 16 luglio. «Ho pagato la trasferta di tasca mia - dice il sindaco di Riva Ligure, Giorgio Giuffra - senza gravare sulle tasche dei cittadini, come fanno in silenzio anche i sindaci di altri piccoli Comuni che per motivi sociali o di marketing mettono mano al portafoglio. Solitamente non dico nulla, ma visto il clamore della vicenda, sono costretto a precisarlo». Sangiuliano, Boccia e alcuni componenti dello staff dunque sono stati ospiti personali di Giuffra. Se a Riva Ligure Sangiuliano ha compiuto una breve visita del borgo marinaro, partecipando all'inaugurazione dell'evento Sale in Zucca, al Casinò di Sanremo ha invece preso parte, come autore, a un'edizione della rassegna culturale «I Martedì Letterari», dove ha presentato il suo libro Giuseppe Prezzolini - L'anarchico conservatore. In questo caso è stato il Casinò a pagare la trasferta a Sangiuliano e al suo staff, tra cui appunto la stessa Boccia, come avvenuto per gli altri ospiti. Sangiuliano ha partecipato come scrittore, non come ministro. Inoltre il sindaco di Pompei, Carmine Lo Sapio ha puntualizzato ieri che «la signora Boccia non ha avuto alcun ruolo in alcun evento riguardante il G7.
Era presente alla consegna della chiave della cittadinanza al ministro Sangiuliano, così come erano presenti tanti altri cittadini di Pompei, insieme alle autorità».Tutti elementi, insomma, che andrebbero a corroborare la tesi difensiva del ministro, rafforzandone la posizione.
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