Sulle riforme si parte dal testo licenziato dal Consiglio dei ministri. Ma l'ufficio di presidenza del gruppo dem, che oggi pomeriggio si è riunito in forma allargata, pensa già a possibili modifiche per miglioralo. Tanto che a Palazzo Madama sarà depositato anche un disegno di legge a firma del democratico Vannino Chiti, già sottoscritto da altri venti senatori piddini.
Da parte sua il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi non chiude le porte a possibili miglioramenti. Ma i renziani, in maggioranza al quartier generale del Nazareno, continuano a insistere sulla time line: tempistica e paletti non si toccano. Si va nella direzione indicata dal premier Matteo Renzi per arrivare a una prima lettura entro il 25 maggio. Nel giro di tavolo che si è svolto questo pomeriggio non sono mancati gli interventi critici dei civatiani al ddl costituzionale del governo. Tra i bersaniani invece c’è stato chi, come Maurizio Migliavacca, ha ricordato che il Senato delle autonomie è un progetto della sinistra sin dagli anni Ottanta.
In ambienti di partito vicini al premier Renzi, c’è chi nota come mettersi di traverso sull’approvazione della riforma sarebbe assumersi, alla vigilia delle europee, una grandissima responsabilità. Ma c’è anche chi fa notare che i tempi non dipendono certo dal Pd. Sul tappeto la concreta possibilità dell’ostruzionismo dei Cinque Stelle e l’incognita di Forza Italia. Il 10 aprile il tribunale deciderà la pena da far scontare a Silvio Berlusconi: domiciliari o affidamento ai servizi sociali. E c’è chi osserva come questo possa diventare un freno per le riforme dal momento che quella del Senato e la legge elettorale sono connesse. "Se i malumori dentro Forza Italia - si ragiona nel Pd - dovessero spingere una fronda azzurra a intraprendere una battaglia per le preferenze, questo ostacolerebbe il cammino dell’Italicum".
A Palazzo Madama Renzi si regge in piedi grazie a una manciata di voti. E il ddl Chiti, già ribattezzato "Salva Senato", potrebbe creare non pochi problemi.
Sulla carta il disegno di legge, che verrà presentato domani mattina al direttivo del gruppo piddì, ha lo scopo di intervenire superando il bicameralismo perfetto, tagliando in misura radicale i costi di Camera e Senato, dimezzando i componenti della prima e riducendo a un terzo quelli dell’altra Camera, prevedendo precise e autonome competenze, senza sovrapposizione di ruoli e funzioni, confermando la piena e diretta sovranità popolare mediante elezione anche dei cento senatori. Il testo è già stato firmato da ventidue senatori democratici.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.