Santoro fa da mediatore tra Bersani e Grillo

Da Landini a Strada, da Zingales alla Gabanelli. Il conduttore lancia la proposta per unire Pd e M5S

Santoro fa da mediatore tra Bersani e Grillo

Il nuovo sport nazionale è il gioco delle nomine. A cercare di sbrogliare la matassa nata a seguito del risultato elettorale e soprattutto a ergersi a mediatore tra il Pd e il Movimento 5 Stelle ci prova Michele Santoro. Come? Lanciando quello che viene definito "un governo da approvare". Una proposta che sarà pubblicata sul sito di Servizio Pubblico e che vede come leader ideale (nonché come premier) Stefano Rodotà. Ma non solo.

Ogni dicastero è occupato da nomi illustri: Anna Maria Cancellieri al Viminale; Luigi Zingales all’Economia; alla Sanità il fondatore di Emergency Gino Strada, alla Cultura Salvatore Settis (archeologo ed ex direttore della Normale di Pisa), alla Difesa Fabio Mini (militare, comandante della missione italiana in Kosovo dal 2002 al 2003), agli Esteri Laura Boldrini (ex portavoce dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati), all’Istruzione la giornalista Milena Gabanelli, al Welfare il leader della Fiom, Maurizio Landini, alle Politiche agricole Carlo Petrini (l'inventore di Slow food), all’Ambiente la scienziata Catia Batioli, allo Sviluppo Economico Fabrizio Barca, alla Giustizia Piercamillo Davigo, alle Pari Opportunità l'economista Irene Tinagli.

La proposta punta a far convergere i già distanti Bersani e Beppe Grillo. L'assunto di base è che su questi nomi i due interlocutori possano trovarsi d'accordo. Si tratta dunque di una sorta di esecutivo tecnico, il che non dovrebbe andar giù all'ex comicio genovese che proprio oggi ha ribadito di non voler dare alcuna fiducia ad alcun governo, scagliandosi proprio contro la natura di un esecutivo tecnico. Tuttavia, il blogger vicino al M5S, Claudio Messora, ospite a La Zanzara, ha lasciato intendere che uno spiraglio c'è, spiegando che "il tentativo di Bersani è già morto in partenza, mentre un altro nome potrebbe essere quello di Rodotà, una persona stimata. Grillo potrebbe appoggiare un governo fatto da persone neutre che non hanno fatto danni in passato".

Dunque, Santoro ci prova. Non sia mai che riesca nell'intento. Il conduttore televisivo non è il primo che si avventura nel gioco delle nomine. Anche l'ex pm di Palermo, Antonio Ingroia, qualche settima fa, avanzò la sua proposta: "Io sono candidato premier e dunque faccio il presidente del consiglio e prendo anche la giustizia ad interim. Travaglio all’Informazione sarebbe un ottimo esterno alla politica, mentre metterei Fiorella Mannoia alla Cultura. Poi metterei l’economista Vladimiro Giacchè all’Economia, un operaio al Lavoro e un poliziotto agli Interni". Naturalmente si parlava di fantapolitica e il contesto era diverso. Adesso la proposta santoriana è seria. Bisognerà vedere se verrà presa in considerazione dai due diretti interessati. E, soprattutto, se l'idea potrà trovare spazio nelle consultazioni tra i vari leader e il capo dello Stato.

Nel frattempo un segnale di apertura è arrivato dal partito alleato del Pd, cioè Sel. Secondo quanto si apprende da fonti del partito, uno degli argomenti trattati durante la direzione nazionale del movimento è stato un eventuale piano B per uscire dall’impasse del dopo-voto. In cosa consisterebbe? Nell'individuare un "profilo civico elevato" che possa guidare un governo e ottenere l’appoggio anche dei parlamentari del Cinque Stelle.

Insomma, per il partito di Nichi Vendola si può fare a meno di Bersani. E domani dalla direzione del Pd, a cui parteciperà Matteo Renzi, si capirà se la linea vendoliana potrà essere appoggiata anche dai democratici.

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