Altro che Gay pride, il sindaco Giuseppe Sala (foto) ora organizzi una bella giornata dell'orgoglio di Milano. Apolitica e apartitica come va di moda oggi e che restituisca ai residenti la dignità che meritano. Perché in città tira una brutta aria. E non solo nelle centraline che registrano lo smog e che da un paio di giorni tutti i telegiornali sembrano aver scoperto, facendo la coda a puntare il ditino contro una città che sembra diventata la periferia di Dacca o Lahore, come recita l'ultima classifica di un non meglio identificato sito svizzero. La si potrebbe anche prendere con sportività, se non fosse l'ennesima pietra che piove sulla testa dei milanesi. Che, in perfetto rito ambrosiano, non strepitano, ma cominciano a domandarsi chi sia lo stregone che a un certo punto ha baciato la loro città, trasformandola da un must to be, uno dei posti dove vivere, a un girone infernale flagellato da tutti i peccati capitali della contemporaneità. E quindi costretta a lasciare le copertine patinate di tutto il mondo con la sua Expo, i grattacieli delle archistar, Brera, la Scala, Inter e Milan e le week (Mobile, Fashion, Art, Piano City, MiTo e così via) per diventare terra di stupri di gruppo a Capodanno o sulle terrazze, landa di rapine e scippi di orologi a vip e non vip, affamatrice di ceto medio causa inflazione, portatrice di morte per i ciclisti e di nevrosi per gli automobilisti, miraggio per gli studenti fuori sede e incubo per gli anziani. Luogo, si dice in questi giorni, dove il mercato delle case crolla, ma gli affitti volano: terrorizzando così sia i proprietari che chi vuole mettere su famiglia. Ora, che la città sia complessa e che abbia dei problemi questo Giornale lo scrive ogni giorno.
Ma così è troppo e ha ragione Sala. Perché la critica ha nell'etimologia il «krino» del distinguere e giudicare, la polemica il «polemos» della guerra che desidera solo annientare il nemico. E questo Milano non lo merita.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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