Salta la trattativa con Crozza La Rai costretta a ripensarci

Crozza non andrà più alla Rai. Troppi costi. Troppe polemiche. Troppi milioni da sbattere in faccia a chi fa fatica ad arrivare con lo stipendio a fine mese. Ieri sera la tv di Stato ha fatto sapere che le trattative in corso con l'agenzia del comico, la Itc di Beppe Caschetto, si sono «consensualmente» fermate. Insomma ai piani alti di viale Mazzini si è compreso che non è questo il momento di far digerire al pubblico che paga il canone un compenso di 5 milioni di euro all'attore e un costo complessivo di 25 milioni per il suo passaggio da La7. Il nuovo programma avrebbe dovuto andare in onda per 53 puntate in due anni, a partire da marzo. Crozza resterà invece solo nella copertina di Ballarò. Le cifre snocciolate nel dettaglio ieri mattina dal nostro Giornale hanno provocato forti reazioni su molti siti. E, benché vengano smentite da fonti Rai, si dimostrano vicine alla realtà: perché altrimenti la Tv di Stato dovrebbe rinunciare a un fuoriclasse come Crozza se fosse costato poco?
A questo punto si riaprono i giochi sul fronte de La7. Urbano Cairo, neo patron della rete, non aspettava altro: il suo obiettivo è sempre stato quello di trattenere il comico, ma a un costo molto inferiore rispetto alle somme sborsate negli anni scorsi e a quelle, abbastanza simili, che avrebbe messo sul piatto viale Mazzini. Non per nulla Beppe Caschetto, agente del comico e produttore dello show, ha tentato di trasferire armi e bagagli in Rai. Dopo la rottura delle trattative, ora produttore e attore dovranno arrendersi all'idea guadagnare molto di meno. In compenso Crozza potrà continuare a prendere in giro politici a destra e a manca più liberamente.

Ma c'è anche chi cerca di riaprire i fronti: Michele Anzaldi e Gero Grassi della Commissione di Vigilanza in quota Pd sostengono che il mancato arrivo di Crozza sia un grave danno e chiedono «chi siano i responsabili di una gestione così sgangherata della trattativa».

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