Scurati parla come magni, la patetica piazza Ue e i Fratoiannez: quindi, oggi...

Quindi, oggi...: il "pacifismo attivo", i Serra Boys e i dazi di Trump

Scurati parla come magni, la patetica piazza Ue e i Fratoiannez: quindi, oggi...

- La Zakharova continua a sparlare dell’Italia. Ma credo che alla fine della fiera conti un po’ come il due di coppe quando briscola è bastoni. Fatela parlare e amen. Non merita tutti questi titoli.

- La guerra dei dazi è sempre un gran casino. Perché è una battaglia di ripicche e, come in ogni famiglia, se vai avanti a ripicche finisci per farti male. Allora. Che Trump metta dazi al nostro acciaio è folle, ma lo è ancor di più infilarsi in un botta e risposta. Nel senso. Applicare dazi a beni americani colpisce sì i produttori Usa, ma anche e soprattutto i consumatori europei che vedranno crescere i prezzi di determinati prodotti. Senza parlare dell'indotto. Quindi mi chiedo: cui prodest? Non dico che la prepotenza di The Donald debba restare senza risposta, ma siamo sicuri che infilarci in questo ginepraio sia conveniente per noi? (Ps: se facciamo a chi ce l’ha più grosso, ha già vinto lui).

- La piazza dei Serra Boys per l’Europa sarà l’immagine esatta dello psicodramma Pd: sono un discreto numero, molto rumorosi, gente che piace alla gente che piace, sanno di stare tutti dalla stessa parte ma non riescono bene a spiegare perché. Cioè fingono di unirsi sotto la bandiera europea ma a quello stesso simbolo danno almeno cento connotazioni diverse. Ci sono quelli che dicono sì al riarmo europeo, quelli che le armi mai, c’è la Schlein che per non sbagliare si astiene su tutto e chiede lumi all’armocromista, ci sono quelli che sognano Gli Stati Uniti d’Europa, quelli che non ne sono convinti, c’è la Cgil e non si capisce perché, Jovanotti, la Segre e tutto il resto. Il corteo riuscirà, perché scendere in piazza e urlare due cori è tragicamente semplice. Ma dai pallosissimi interventi letti su Repubblica in questi giorni abbiamo capito che se dovessero scrivere una mozione, o un documento in stile Ventotene, per definire “quale Europa” sognano finirebbero col tirarsi i capelli a vicenda tanto che pure Michele Serra è preoccupato e ha inviato “i diversi” a “sopportarsi”.Il che rende il sit in magari folcloristico, ma tragicamente inutile. “In piazza idee diverse, tutte europeiste”, dice Serra. Anche se a noi pare più siano tante idee, e molto confuse. Perché non basta urlare “vogliamo l’Europa”, visto che ce l’abbiamo già e peraltro è stata costruita in questa forma più da loro che dai cattivoni sovranisti e conservatori; il problema è “quale Europa” intendono creare. E su questo le risposte unitarie stanno a zero.

- Invece conosciamo bene, ma banalmente perché c’era scritto nel programma elettorale, quale Ue sogna Fratelli d’Italia, il partito che Serra ha liquidato come “nazionalista” dunque intrinsecamente contrario a “condividere poteri”. Evidentemente Serra non ha letto il programma. Altrimenti saprebbe che Meloni intende creare “un’Europa confederale” che sia “un gigante politico” e non “un gigante burocratico”. Quindi un’Europa che lasci agli Stati il potere di intervenire sulle materie “più prossime alla vita dei cittadini”, e che si occupi invece “delle grandi questioni del nostro tempo: la politica estera, la difesa, la sicurezza dei confini esterni, la regolamentazione del fenomeno migratorio, il mercato unico e l’energia”. Non un “super stato dirigista”, come quello odierno, ma “un’Europa dei popoli e delle Nazioni”. Vista così, è un’idea molto più chiara di quella di teorizzata da Serra. Ed è pure scritta meglio.

- Antonio Scurati, uno che di mestiere farebbe lo scrittore, è stato costretto a redigere un altro lunghissimo testo per spiegare cosa intendeva veramente nel primo. Annamo bene. Idee chiare ne abbiamo? No.

- È evidente che il pezzo di Scurati a Repubblica l’hanno pubblicato, ma non letto. Oppure anche loro al secondo paragrafo si erano già stracciati i cosiddetti. Altrimenti avrebbero notato quel refuso, no?

- “Lo ribadisco: dobbiamo ritrovare il senso della lotta; della lotta, sottolineo, non della guerra. Spirito combattivo e spirito guerriero non sono la stessa cosa”. Mamma che masturbazione semantica. Scurati, parla come magni, dai!

- “Difesa comune non significa riarmo, significa risveglio”. Eccerto: perché noi i carri armati di Putin, qualora arrivassero in Europa, li fermiamo con le sveglie? Con i libri di M? Lanciandogli contro i cucchiaini dei salotti meneghini che leggono Scurati ad alta voce sorseggiando champagne?

- La definizione di “pacifismo attivo” è stupenda. Che poi sarebbe sempre il riarmo, ma almeno così sono convinti di non essere “bellicisti” come quei cattivoni di destra che hanno sempre sostenuto l’utilità di avere un esercito preparato, armato, di ultima generazione. Patetici.

- Ma io voglio sapere: come fai a tenere nello stesso testo le seguenti frasi? Eccole. 1) Difesa comune non significa riarmo; 2) Serve “un esercito europeo unitario di pace, democratico, esclusivamente difensivo, affiancato ad apparati specializzati nella soluzione diplomatica dei conflitti”. Antonio, esattamente, un esercito europeo senza “riarmo” come pensi di farlo? Con i soldatini della Lego? Cioè: avete idea di cosa significa la parola “esercito”? Treccani: “Il complesso delle forze armate di uno stato”. Armate, capito? Quindi se chiedi l’esercito europeo, chiedi anche il riarmo. Bastavano due righe per spiegarlo, invece di ammorbarci con 75 colonne.

- Scusate ma ubi maior, minor cessat. Quindi riproduco qui la stupenda sintesi del mio amico Max del Papa su questa articolessa-spacca-cosiddetti di Scurati: “Ho visto S che spiega S che fraintende S che supercazzola S”. Da orgasmo.

- Che poi, quando cianciate di esercito europeo, vi siete mai chiesti se voi morireste per un francese? O meglio: morireste per Marine Le Pen, se prendesse il potere in Francia?

- Elisabetta Piccolotti in Fratoianni torna a parlare della sua Tesla e dice: “Semmai la vera contraddizione è di Musk che produce auto elettriche e fa parte di un governo e di una corrente politica internazionale che è contro la transizione ecologica e l’auto elettrica”. Forse non è ben informata. Avrà sentito infatti Trump dire nel suo discorso inaugurale che lo spirito che guida l’amministrazione Usa che è che ognuno si deva comprare l’auto che preferisce.

- Ma perché? Ma perché????????? Cioè. Matilda De Angelis inizia l’intervista così: “Sì, ma ti prego diamoci del tu. Mia madre mi ha insegnato a non dare mai del ‘Lei’ a nessuno, a non rispettare le gerarchie”.

Ma chi ti credi di essere? Se è stato questo l’insegnamento della madre, ha sbagliato. Non si tratta di gerarchie, ma banalmente di buona educazione.

- Me la immagino da Mattarella: “Diamoci del tu Sergio, mia mamma mi ha insegnato a non rispettare le gerarchie”.

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