Affari costituzionali, Chiti: "Non adottare il metodo del M5S"

Il parlamentare, sostituito dalla Commissione, condanna la scelta del Pd. "Non è un organo di partito"

Seduta della commissione Affari costituzionali. In primo piano Donato Bruno
Seduta della commissione Affari costituzionali. In primo piano Donato Bruno

Se nelle commissioni valesse il vincolo di mandato, queste diventerebbero "un organo di partito". Il senatore del Partito Democratico Vannino Chiti è tornato oggi, a margine di un'iniziativa a Firenze, a parlare della decisione presa dal partito di sostituire lui e Corradino Mineo dalla Commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama.

Il parlamentare del centrosinistra ha sottolineato che un vincolo di mandato simile "non esiste in Italia, tant'è che in 70 anni di democrazia non è stato mai fatto, e non esiste in Europa". Ieri quattordici senatori del Pd hanno annunciato la propria auto-sospensione dal gruppo a palazzo Madama, in segno di protesta contro le sostituzioni in commissione.

Chiti ha aggiunto di non avere mai avuto rapporti diretti con il segretario del suo partito, Matteo Renzi. Di non sapere dunque se la decisione di sostituire alcuni membri della commissione sia partita da lui, ma che ad ogni modo non è "bene adottare il metodo che il M5S ha adottato", secondo il quale "ognuno deve obbedire, se no viene espulso".

A rispondergli il collega senatore Franco Mirabelli (Pd).

"Affermare, come fa Chiti - ha detto -, che nella vicenda che ha portato alla sostituzione di tre senatori in commissione Affari costituzionali al Senato è stato calpestato l'articolo 67 della Costituzione non è corretto e non è vero". Ha poi aggiunto che, anche se la libertà di mandato esiste, sarebbe opportuno seguire in commissione "le scelte politiche del gruppo a cui si appartiene".

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