Silenzio sugli auto-crolli. Alla Città della Scienza indagato un guardiano

Nessuno vuol commentare i sospetti sui danni provocati da dipendenti. Ma spunta un caso ancor più grave a Bagnoli: la struttura bruciata

Le voci continuano a circolare nel mondo sindacale, ma nessuno vuol venire allo scoperto: alcuni dei crolli negli scavi di Pompei potrebbero essere stati provocati da dipendenti per creare un giusto clima di allarme e favorire l'accoglimento di rivendicazioni sindacali. Solo ipotesi, non suffragate ufficialmente dagli inquirenti, per ora alla Procura di Torre Annunziata non c'è traccia di fascicoli di indagine.
In compenso dal palazzo di giustizia di Napoli spunta un precedente inquietante, a Bagnoli: la Procura ha iscritto nel registro degli indagati un vigilante della «Città della Scienza», distrutto da un doloso il 4 marzo 2013. L'accusa è pesantissima: incendio doloso aggravato dall'articolo 7 (ovvero, aver agito con finalità mafiose). Dunque si tratterebbe di un caso ancora più grave.
Su Pompei, volendo fare un po' di ironia, c'è il pericolo che gli Scavi rischino di «crollare» sotto il peso delle inchieste e dei processi. Sono ben tre le indagini poi maturate col rinvio a giudizio degli indagati, per diverse vicende che hanno danneggiato l'immagine del Museo all'aperto, tra i più visitati al mondo.

Ma, in questi giorni si è insinuato il sospetto che dietro all'ultimo crollo di un muretto possa esserci una «manina vicina agli stessi ambienti dei custodi». Una voce di dentro sibilata dagli ambienti sindacali più oltranzisti. Ma, l'ipotesi che dietro a qualche crollo possano esserci dei custodi, per il momento non è oggetto di indagine da parte della Procura di Torre Annunziata e del procuratore, Alessandro Pennasilico.
Pompei vive tempi di dure polemiche. Nelle scorse settimane sui lavoratori si è abbattuta l'ira di migliaia di turisti, rimasti in fila davanti ai botteghini degli Scavi per le solite assemblee sindacali. E, mentre il «Progetto Grande Pompei» stenta a decollare (solo 5 restauri sono partiti su 34), molti protagonisti o ex del sito sono stati mandati alla «sbarra».

Tre processi. Gli ultimi rinvii a giudizio risalgono al 10 giugno scorso, quando, il gup presso il Tribunale di Torre Annunziata ha mandato alla «sbarra» 7 imputati con accuse a vario titolo, da truffa ad abuso d'ufficio, per presunte irregolarità nei lavori al Teatro Grande. La prima udienza verrà celebrata il prossimo 19 novembre davanti ai giudici della seconda Sezione del Tribunale torrese.
Uno dei giorni più brutti della sua storia, gli Scavi pompeiani li vissero il 10 novembre del 2010 quando, si sbriciolò la Schola Armaturarum, situata lungo via dell'Abbondanza, nel Centro dell'antica Pompei. Per quel crollo che indignò il mondo c'è stato un rinvio a giudizio.

L'unico processo in corso è quello riguardante i falsi corsi di formazione professionale del personale di vigilanza delle aree archeologiche di Pompei, Castellammare di Stabia, Torre Annunziata, Ercolano e Boscoreale, complessivamente 266 imputati. La Procura sostiene che gli orari dei corsi di formazione coincidevano coi turni di lavoro. Gli imputati avrebbero in tal modo preso lo stipendio e la retribuzione per il corso. Invece è stata archiviata a inizio 2014 l'indagine sull'amianto, sul quale c'era il sospetto che avesse provocato delle morti di lavoratori.


È inflessibile sulle varie gestioni che si sono succedute agli Scavi Antonio Irlando, presidente dell'Osservatorio Patrimonio culturale: «Altri capitoli, fatti di opere incompiute con spese milionarie in attività diverse dalla conservazione degli scavi di Pompei, attendono ancora l'accertamento di eventuali responsabilità».

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