La sinistra scopre quanto è idiota la "par condicio"

Ora che si impedisce a Renzi di giocare la Partita del cuore, gli avversari di Berlusconi si accorgono che la legge èliberticida. Però andava bene quando serviva a zittire il Cav

Fa un po' ridere questa sinistra offesa, stupìta, indignata perché Renzi dovrà rinunciare a giocare una partita di beneficenza fra calciatori e cantanti a causa della ridicola legge sulla «par condicio». Infatti il presidente della commissione di Vigilanza Rai, Fico del Movimento 5 Stelle, quando ha saputo che la partita sarebbe stata teletrasmessa, ha dato un pugno sul tavolo, ha impugnato il regolamento come un'arma contundente e ha detto di no, non si può fare, non si deve fare: o Renzi rinuncia alla partita, oppure rinuncia alla televisione, delle due l'una. Di fronte a una tale perentoria affermazione, i renziani e i democratici tutti sono corsi a spulciare le vetuste regole di quel provvedimento medioevale e barbarico che si chiama «par condicio» e hanno trovato che il grillino ha perfettamente ragione. Legge e regole alla mano, in campagna elettorale il presidente del Consiglio dei ministri non può impunemente prendere a calci un pallone in diretta, perché altrimenti si altererebbe l'equilibrio dell'universo.

E allora giù, geremiadi, alti lai, bofonchiamenti. Questa legge della «par condicio», è stato detto, è una grande c… e non serve a niente, è ridicola e limita ogni diritto espressivo, viola la libertà di parola, è profondamente e stupidamente illiberale. Oddio, sempre con un pizzico di ipocrisia. Per esempio il fondatore di Emergency, che organizza ogni anno il match fra calciatori non più giovani e cantanti. Improvvisamente si era saputo che Renzi aveva intenzione di ficcarsi in campo con la maglia numero 8. Questo signore ha detto che la solidarietà non c'entra con le elezioni visto che il ricavato della partita sarebbe andato alle strutture mediche in Africa. Poi però si scopre che faceva parte della partita, scusate la ripetizione, anche il vicesindaco di Firenze Dario Nardella candidato a diventare sindaco al posto del decaduto Renzi. Dunque, a rigore, è difficile negare che una tale partita, giocata e teletrasmessa pochi giorni prima delle elezioni europee, non potesse essere intesa - anche - come uno spot elettorale. Da par suo, il solito Gino Strada, che è il leader di Emergency, ha pontificato: «È una follia dire che Renzi non può giocare la Partita del Cuore (così si chiama l'evento) anche perché in passato ha già giocato». Voi provate soltanto a immaginare lo stesso Gino Strada dichiarare in un caso simmetrico che sarebbe una follia impedire a Silvio Berlusconi di fare qualcosa di visibile. Due pesi e due misure, ed è così che l'intende tradizionalmente la sinistra: far tacere l'avversario, e protestare se con la stessa norma fanno tacere noi.

In fondo Renzi e i suoi si sono stupefatti per nulla. La «par condicio» è, come scoprono loro, una museruola idiota e una limitazione della libertà durante la campagna elettorale. Tutto vero. Ma non bisogna dimenticare perché e per chi fu fatta questa norma liberticida e umiliante. Il «per chi» è semplice: fu fatta nel 2000 (modificando le vecchie norme del '93 già impostate sulla necessità di arginare la capacità di Berlusconi di capovolgere le campagne elettorali) per arginare, bloccare, far arretrare Silvio Berlusconi che, come abbiamo anche visto un anno fa, è capace di rivoltare i pronostici di una campagna elettorale. Il concetto era già noto allora. Un anno prima delle elezioni del 2001 che portarono a una vittoria del centrodestra. Ogni protesta fu vana. La sinistra fu monolitica e altera, superciliosa e austera, come spesso le succede quando finge di incarnare il bene, il giusto, il politicamente corretto.

Il punto era: mettere la museruola a Berlusconi, imbrigliarlo, ridurre la sua capacità di intervento perché aveva la colpa di lottare usando un'arma impropria: il proprio naturale talento nello stare in scena durante i dibattiti.

Negli altri Paesi democratici, guardiamo agli Stati Uniti, tutti i candidati hanno la libertà di scatenarsi fino all'ultimo istante nella campagna - salvo le ore immediatamente precedenti il voto - spendendo fortune per apparire in tv, farsi intervistare, essere presenti ovunque, senza limitazione alcuna. In nessuna democrazia occidentale è stato mai considerato un vulnus per la democrazia stessa la presenza sotto qualsiasi forma dei candidati. Anche perché nelle vere democrazie si suppone che il popolo sovrano sappia scegliere, sappia selezionare, sia in grado di capire e rifiutare o accettare, senza avere bisogno della balia che lo mandi a letto presto e gli ingiunga di lavarsi i denti. Il popolo è immaginato come un sovrano intelligente e selettivo, adulto e indipendente, che considera le elezioni una grande fiera e sarabanda di idee, di presenza, di spot, di discorsi, perché da tutto quel bailamme trarrà la sua preferenza di voto, se non ce l'aveva già prima. Oggi dobbiamo dire che chi di «par condicio» ferisce, di «par condicio» perisce. Ed è così. E lo diciamo, ma senza alcun piacere.

La dementissima «par condicio» è il Wwf degli incapaci che non sanno misurarsi con quelli che vincono. E adesso Renzi sta assaggiando la minestra che i suoi predecessori hanno imposto. Chi la fa, è il caso dirlo, l'aspetti.

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