Sordi, i soldi e l'autista: che brutto film

Sequestrata all'ex chaffeur la delega a incassare denaro di Albertone. La sorella dell'attore convocata dal pm

Sordi, i soldi e l'autista: che brutto film

Ma 'ndo vai, se la procura non ce l'hai?
Ma lui, lo storico autista di Albertone, la procura ce l'ha eccome, e sembra essere anche perfettamente in regola: firmata dalla sorella del grande attore, Aurelia Sordi, e protocollata dal dottor Gabriele Sciumbata, notaio in Roma. Ieri, leggendo la prima pagina della Repubblica, ad Arturo Artadi è quasi venuto un coccolone; del resto il titolo andava giù duro, «Le mani dell'autista sul tesoro di Alberto Sordi».
Il signor Artadi è lo chaffeur che per una vita ha scorrazzato in macchina il mito di Sordi che - come tutti i miti che si rispettano - non aveva mai trovato tempo per prendersi la patente. In compenso si era preso un autista provetto che, nel corso dei decenni al suo servizio, era diventato quasi un «figlio adottivo» (espressione che però Sordi non avrebbe mai usato). Una riluttanza nei confronti degli «estranei» (a chi gli chiedeva perché non avesse mai preso moglie, lui rispondeva: «E che... me metto un'estranea in casa?»). Nonostante questa visione - a suo modo «realistica» - dei rapporti interpersonali, Alberto nutriva nei confronti di Arturo un sentimento di affetto, tanto che nei suoi ultimi giorni di vita pare abbia riservato ad Arturo più di una frase commuovente. Grata per i servigi dell'autista erano anche le sorelle Sordi, Aurelia e Savina, che per una vita hanno accudito il fratello nella solenne villa di famiglia sull'Appia, tra le terme di Caracalla.
Poi, un brutto giorno, Savina morì e a prendersi cura di Alberto rimase solo Aurelia. Ma, a loro fianco, c'era sempre lui: l'onnipresente Arturo, autista, ma non solo. «Uomo di fiducia», lo avrebbe definito un signore d'altri tempi qual era Sordi.
E così, dieci anni fa, quando Alberto salì in cielo per recitare in paradiso, a tutti parve normale che a occuparsi delle faccende di casa fosse anche Arturo. Ma che tra queste «faccende» ci fosse anche una «procura generale» ad operare sui dieci conti correnti dell'attore a qualcuno deve però essere sembrato un po' strano, anzi sospetto. I più sospettosi di tutti sono risultati i direttori delle due banche capitoline dove il signor Artadi si è presentato per incassare una bella sommetta.
Mmmmhhh, avranno pensato gli sgamatissimi bancari, vuoi vedere che l'autista si è intortato l'anziana signora Aurelia (ben 95 primavere, splendidamente portate) e ora vuol mettere le mani sul tesoro di Albertone? Domanda più che legittima, e bene ha fatto il direttore di banca a segnalare la cosa alla magistratura.
Ora - come si dice in questi casi - la giustizia farà il suo corso, anche se, da una rapida verifica che ci siamo permessi di fare, risulta che tutto sia in regola.
Il notaio Sciumbata che ha controfirmato la «procura» autorizzata dalla signora Aurelia mette la mano sul fuoco sulla genuinità dell'atto: «La signora Aurelia è perfettamente in grado di intendere e di volete. È una donna simpatica e che ha fatto le sue scelte in piena libertà». Nessun «raggiro» o «circonvenzione di incapace», dunque; ma solo una «delega» nei confronti di un uomo - il signor Arturo Artadi, appunto - verso cui la famiglia Sordi continua a nutrire la massima stima. Ma i giudici non possono vivere certo di sensazioni. E per questo la signora Aurelia sarà ascoltata a breve dai pm romani che stanno seguendo il caso. Obiettivo dei magistrati sarà verificare le condizioni psicofisiche della donna alla luce della gestione del patrimonio, al momento non posto sotto sequestro, lasciato da Sordi scomparso nel 2003. Per il momento i giudici si sono limitati a «congelare» la procura generale che autorizza l'ex autista ad operare su tutte le posizioni contabili di Aurelia Sordi.
Da lassù Albertone pensa alla trama di un suo vecchio film: Arrivano i dollari.

La storia di un'eredità contesa in cui lui interpretava il ruolo di «zio Arduino», nobile decaduto che al suo fido maggiordomo riservava «pappone» e «gusci di noce».
All'autista Arturo è andata meglio. Molto meglio.

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