«Che cosa vuoi di più dalla vita? Un lucano», recita da decenni la pubblicità di un celebre amaro meridionale. Ma martedì pomeriggio un buon terzo degli onorevoli del Pd ha scelto un altro digestivo. Si trattava di eleggere il neodeputato potentino Roberto Speranza alla carica di capogruppo. Deciso lo scrutinio segreto, malgrado l'invito di Pier Luigi Bersani a procedere per acclamazione, 84 dei 284 democratici hanno rifiutato il lucano offerto dal leader, che ha raccolto 200 consensi. Un brindisi disertato da quasi novanta fra schede bianche (come quella confessata dall'ex renziano Giuseppe Civati, nulle, voti dispersi e assenti più o meno giustificati.
Nato nel capoluogo della Basilicata, classe 1979, il nuovo capogruppo del Pd alla Camera è un enfant prodige di tipo dalemian-bersaniano. In parole povere, come disse Vauro dopo averlo ascoltato parlare, «un giovane vecchio». Laureato in Scienze politiche, precocissimo dirigente dei Laburisti (ma non ama ricordarlo) che confluirono nei Ds, poi presidente nazionale della Sinistra giovanile, Speranza è segretario regionale dal 2009.
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