Interrogatorio segreto: Minetti 3 ore dal pm

Il consigliere regionale Pdl indagata nel caso Ruby è stata sentita a sorpresa ieri pomeriggio. Il pool le ha contestato le telefonate Ma lei si è difesa: "Non reclutavo ragazze". E la procura accelera: in settimana la richiesta di giudizio immediato per Berlusconi

Interrogatorio segreto: Minetti 3 ore dal pm

Milano - Un faccia a faccia di oltre due ore e mezza, a tratti drammatico, nella Milano rarefatta della domenica a piedi. Il giorno più lungo di Nicole Minetti, consigliere regionale del Pdl, si consuma lontano dai riflettori dei media. Era stato fissato per la giornata di domani, e i giornalisti si preparavano già a dare la caccia alla località in cui si sarebbe svolto l’interrogatorio. Ma accusa e difesa si sono trovate d’accordo a giocare d’anticipo, proprio per evitare l’assedio: «Ci vediamo domenica pomeriggio».

Le 15 sono passate da poco quando la Minetti e il suo avvocato Daria Pesce entrano nella stanza dove li aspettano i pubblici ministeri Ilda Boccassini e Antonio Sangermano. Ed è buio quando l’interrogatorio finisce, il verbale viene chiuso e firmato, e una Minetti visibilmente provata prende la strada di casa. Sulla giovane esponente del Pdl pesano accuse pesanti: e l’unico elemento che trapela è che la Procura non cambia idea.

Favoreggiamento della prostituzione, induzione alla prostituzione minorile: per la Boccassini e per i colleghi che conducono con lei l’indagine sul «Rubygate» l’interrogatorio di ieri non ha modificato il quadro delle prove riassunto nell’invito a comparire notificato la settimana scorsa alla Minetti. A carico della Minetti per i pm pesano soprattutto le numerose intercettazioni telefoniche realizzate a partire dall’estate scorsa, dalle quali emergerebbe il suo ruolo nel reclutamento delle ospiti per le feste nelle residenze di Silvio Berlusconi: compresa Ruby Rubacuori» alias Karima el Mahroug, approdata ad Arcore quando era ancora minorenne.

«Io non reclutavo ragazze. Tantomeno facevo sesso col Presidente o con qualcun altro». Così, sabato scorso, Nicole Minetti in una intervista al Giornale aveva ribadito la sua innocenza: ricordando, inoltre, di avere visto «Ruby» solo in un paio di occasioni, di avere saputo da lei «che aveva ventiquattro anni» e di essere intervenuta in questura la famosa notte del 27 maggio, quando «Ruby» era stata fermata per furto, solo perché glielo aveva chiesto Silvio Berlusconi.

È a questa verità che si attacca ieri pomeriggio la Minetti quando varca la soglia dei pubblici ministeri, per quella che si annuncia come una giornata decisiva della sua vita pubblica e privata. Ma i pm la incalzano, le contestano frase per frase le sue intercettazioni. Le chiedono di ricostruire notte per notte, festa per festa, Le rinfacciano i pagamenti che riceveva dalle ragazze ospiti del residence di via Olgettina: «Cercherò di chiarire pure quelli», aveva detto al Giornale.

Due ore e mezza di interrogatorio significano che la Minetti ha accettato di rispondere, non avvalendosi della facoltà di tacere che la legge le riconosce. Ma non è stato un interrogatorio-fiume, come ci si poteva invece aspettare. Probabilmente è stata la stessa Minetti, a un certo punto, a chiedere di non andare avanti. Solo nei prossimi giorni si capirà se e quanto la Minetti sia riuscita a «chiarire». Ma quello che sembra fin d’ora evidente è che la Procura con l’interrogatorio di ieri ritiene di avere compiuto uno dei passi indispensabili per arrivare in tempi brevi alla chiusura dell’indagine: perché, più ancora di Emilio Fede e Lele Mora, è proprio Nicole Minetti il personaggio intorno al quale ruota l’asse dell’inchiesta, la cerniera tra l’entourage ristretto del presidente del Consiglio e le tante aspiranti show girl invitate alle feste. E l’interrogatorio di Nicole Minetti dovrà ora venire allegato alla richiesta di giudizio immediato per Silvio Berlusconi che - secondo quanto confermano fonti della Procura - verrà inoltrata entro questa settimana.

Il verbale della consigliera Minetti non sarà l’unica novità nel malloppo di carte che i pm stanno preparando per convincere il giudice preliminare Cristina Di Censo dalla «evidenza della prova» a carico del capo del governo.

Intercettazioni e interrogatori di testimoni starebbero andando a ingrossare il già corposo elenco degli elementi d’accusa. E continueranno a farlo fino all’ultimo istante, con l’obiettivo preciso di non lasciare via d’uscita all’indagato Berlusconi e di portarlo sul banco degli imputati prima della metà primavera.

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