Politica

«Inutile tenere i conti a posto per i governi della sinistra»

RomaSaverio Romano, ministro dell’Agricoltura, è sicuro che ci siano le condizioni politiche ed economiche per fare la riforma fiscale?
«Io parto da una semplice riflessione sulla impostazione di Giulio Tremonti. È vero che ha tenuto i conti in ordine e ha salvato il Paese dalle speculazioni. Ma è anche vero che in un momento come questo dovrebbe pensare a qualcosa di più, oppure avrà tenuto bene i conti per il prossimo governo della sinistra».
Un favore al Pd?
«Se non facciamo noi la riforma fiscale, ci penseranno loro a realizzarla. Dopo».
A voi basterà questa legislatura per realizzarla?
«Assolutamente. Bisogna fare di tutto per trovare ogni risorsa disponibile per alleggerire la pressione nei confronti dei cittadini».
Le riforme fiscali scatenano interessi contrastanti, pensa che questa maggioranza sia in grado di reggere le tensioni?
«Quando ci sono obbiettivi così importanti che riguardano il Paese e la sua crescita, bisogna anche essere pronti a mettere in discussione le maggioranze. Se una maggioranza c’è, deve fare cose importanti, altrimenti non c’è».
Metterla in discussione cosa significa?
«Ad esempio che dobbiamo essere capaci di sfidare le opposizioni su questo tema».
Nei giorni scorsi lei ha detto che si può fare senza compromettere l’equilibrio dei conti. Possibile?
«Si può fare ad esempio attraverso l’utilizzo di risorse che non sono liquide, di asset statali. Penso ai terreni demaniali da affidare ai giovani agricoltori o agli ex opifici statali concessi per svolgere attività industriali. Poi penso a una vera sburocratizzazione che lasci le imprese libere di fare il loro lavoro. Penso a zone franche che attraggano investimenti e quindi facciano aumentare il gettito fiscale».
Tremonti ha spiegato che per alleggerire il fisco su famiglie e imprese si potranno semmai utilizzare le somme recuperate dall’evasione. È d’accordo?
«Bisogna mettere mano a tante deduzioni e detrazioni dietro le quali si annidano mini elusioni fiscali e con quelle recuperare risorse per una riforma che favorisca le famiglie. Più del 90 per cento delle piccole imprese italiane sono a conduzione familiare e il quoziente finirebbe per favorirle».
E l’evasione?
«Prima del dividendo, mi preoccuperei di bloccare la pressione fiscale e contributiva. Bisogna alleggerire la pressione contributiva soprattutto nei confronti delle imprese agricole che, in questo contesto di crisi, stanno dando segnali di reazione e possono diventare il traino del Paese».
È anche per loro che ha chiesto una moratoria delle ganasce fiscali?
«In Italia centinaia di imprese agricole rischiano di chiudere perché non sono in grado di pagare le tasse e perché queste difficoltà si ripercuotono sul rapporto con gli istituti di credito. Se a una impresa sono state imposte le ganasce fiscali, le banche gli negano finanziamenti. Un circolo vizioso che si conclude con la chiusura dell’azienda. Così lo Stato non incassa un quattrino. Io capisco ci sia necessità di lottare contro l’evasione, ma bisogna colpire quelle attività economiche che sono totalmente in nero e non chi è temporaneamente in difficoltà».
È d’accordo con chi, ad esempio nel Pdl, pensa il taglio delle tasse debba essere finanziato con una forte riduzione della spesa pubblica?
«Si può fare molto sulle spese improduttive, ma certamente non si possono tagliare gli investimenti. Poi serve una task force da istituire insieme alle regioni per accelerare l’utilizzo dei fondi comunitari. Spenderli significa creare nuova occupazione, incentivare la crescita e quindi recuperare entrate fiscali».
Questa maggioranza deve arrivare a fine legislatura, anche se dovessero passare i referendum?
«Ognuno ha trattato i referendum come ha voluto, ma non sono un fatto politico. La maggioranza parlamentare ha il sostegno per arrivare a fine legislatura, proprio per fare la riforma fiscale».
I Responsabili continueranno a sostenere il governo?
«Ovviamente sì.

Anche se il gruppo di Iniziativa responsabile, del quale fa parte il mio partito (i Popolari di Italia domani, ndr), dovesse scomporsi, nessuno farebbe venire meno la lealtà verso il governo».

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