Io, pro-Cav nel covo dei «sinistri»

da Gavoi (Nuoro)

Ci vuol incoscienza misto a sano autocompiacimento per accettare l’invito a un festival letterario come Gavoi, sostanzialmente un covo di comunisti neanche tanto mascherati abituati a cantarsela tra loro. Ma se l’offerta viene dal simpatico Marcello Fois è impossibile negarsi.
Prima di salir sul palco, ieri a mezzogiorno, a discutere di superbia con la giovane editor-scrittrice Chiara Valerio, sostituta all’ultimo di Concita De Gregorio che il confronto con uno che scrive sul Giornale lo rifiuta a priori, annuso l’aria e mi convinco una volta di più che se i critici non riescono a far vendere libri possono però bloccare la notorietà di un autore per sempre. È il caso del celebre tedesco Christian Delius: dopo la pallosissima presentazione di Matteo Galli, pochi si avvicineranno ai suoi romanzi. A meno che uno non abbia il piglio disinvolto di Alessandro D’Avenia, capace di mettere all’angolo il più nannimorettiano dei nostri critici, Filippo La Porta, che ne invidia il successo presso quel pubblico medio che, da buon sinistro, in fondo disprezza. Falso come una Vuitton sulle spiagge risulta Antonio Pascale, napoletano da quartieri alti con la evve avvotata, che predica di futuro contro la nostalgia di ogni passato con un improbabile birignao.
Rispettando il buon costume di portare scarpe chiuse e pantaloni lunghi - davvero insopportabile la sfilata di ciabattoni - mi preparo ai prevedibili attacchi, perché il problema non è esser di destra (anzi la destra «umana», finiana, dubbiosa e dialettica in fondo attrae) ma l’autodefinirsi, superbamente sprezzante, berlusconiano, elettore del Pdl e a tratti leghista. La mia interlocutrice in ogni frase cita almeno tre libri che forse ha letto e io, visto che si parla di superbia, rispondo con il Marchese del Grillo, José Mourinho e Silvo Berlusconi. Lo so a cosa stanno pensando, e me lo diranno a tavola: complimenti, sei di destra ma sei colto. In quel «ma» si nasconde tutto il loro razzismo: la tua posizione politica non ti legittima a condividere il medesimo desco. Di fronte, oltre mille persone si divertono più che nei precedenti dibattiti. Qualcuno, con discrezione, mi dice bravo ma senza farsi sentire, tanta è la paura di essere scoperto e cerco di consolarlo spiegandogli che la maggioranza del Paese siamo ancora noi. C’è un certo imbarazzo da parte degli intellos sinistri a familiarizzare con il nemico, un professore che veste come loro (un po’ meglio) eppure difende il Cavaliere.

Peraltro, dopo aver sentito dire a La Porta che lui non si è mai identificato con il tricolore perché roba nazionalista e fascista, penso che neanche il tifo calcistico possa attutire le differenze. Apparteniamo davvero a razze diverse, ma se qualche altro festival postcomunista fosse alla ricerca di un alieno di destra, invitatemi pure. Mi trovate su facebook o al Giornale.

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