Irak, nuova sfida ai fondamentalisti. Le donne vogliono praticare il wrestling

A Diwaniya gli sciiti minacciano pesanti ritorsioni contro alcune ragazze che vogliono fare la lotta libera. L'Imam: «Promuove la promiscuità e rappresenta una trasgressione nei confronti dei principi dell'Islam, va vietato per legge». E ora chi lo pratica viene anche minacciata: se lo fai ti sgozziamo

Un gruppo di ragazze irachene ha deciso di sfidare le tradizioni dell'Irak e di ritrovarsi in palestra per praticare uno sport poco diffuso nella regione: il wrestling. Stando a quanto riporta il giornale «al-Sharq al-Awsat», le ragazze di Diwaniya, piccolo centro a sud di Baghdad, hanno dovuto superare non pochi problemi per poter diventare campionesse di lotta libera. Secondo la popolazione locale, in maggioranza sciita, la lotta libera è uno sport prettamente maschile che non può essere praticato dalle donne. Per questo se da un lato gli Imam locali chiedono che il wrestling sia vietato per legge «in quanto promuove la promiscuità e rappresenta una trasgressione nei confronti dei principi dell'Islam», i capi delle tribù, che non usano mezzi termini quando vedono cambiate le proprie tradizioni, hanno addirittura minacciato di «sgozzare» le ragazze che praticano questo sport. La presenza di queste giovani sportive non rappresentava un problema fin quando le ragazze non hanno vinto lo scorso giugno la qualificazione ai campionati asiatici. Allora sono iniziate le minacce, che hanno indotto quattro atlete del gruppo a lasciare la squadra. A Diwaniya, in passato, ci sono stati importanti lottatori, ma erano tutti uomini. Gli unici Paesi arabi che hanno una squadra femminile di wrestling sono Egitto e Marocco e in una società dilaniata dallo scontro tra sciiti e sunniti l'integralismo religioso potrebbe spegnere anche questa speranza sportiva. «Qui è davvero diverso - spiega la 17enne Farah Shakir - ma io amo le sfide».

«Credono che siamo ragazze ormai perse soltanto perché pratichiamo uno sport», dice invece la sua amica, Ikram Hamid, 25 anni. Le ragazze sanno che il capo tribù della zona, Gaith al-Kassir, 52 anni, ha minacciato di sgozzarle. «Le ragazze possono praticare lo sport - ha avvertito - ma solo a casa propria».

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