E venne il giorno dello stile Juve. Cos’altro pensare per arrivare alla mozione dei sentimenti? E per evitare guai? Rispolveriamo lo stile Juve, parole (scritte) di Jean Claude Blanc, presidente con chiare inclinazioni tennistiche anche nella gestione. Gioco da fondo campo e vediamo se, qualche volta, sbagliano gli altri. Ma ora il momento è grave, ci voleva un’accelerazione di gioco ed, allora, monsieur Blanc ha inviato una lettera aperta ai club, chiedendo di recuperare una delle vere stellette juventine: appunto quella che Boniperti, Agnelli ed altri si appuntarono con dignitosa credibilità. «Dimostreremo il nostro stile tutti insieme», ha scritto Blanc. «Conto su di voi, affinché le prossime due partite siano una battaglia in campo e una festa fuori, fatta di tifo caldo e appassionato, o, peggio, offensivo. Il vostro sostegno, lo stile pulito di tifare Juve, saranno il miglior modo per darci una spinta e la risposta a chi, strumentalmente, sta cercando di far passare la nostra tifoseria per incivile», Passaggio, quest’ultimo, di difficile comprensione: forse non erano tifosi bianconeri quelli che, tra Torino e Bordeaux, hanno rilanciato cori di dubbia definizione (così dissero alla Juve) contro Balotelli? Si sa, bastano le minoranze per spedire nella palude tifosi educati e senza marchio. Però la Juve sta provando ad annacquare ogni miccia: ieri John Elkann si è presentato a Vinovo per restituire qualche idea di antica grandeur. Il nonno, l’Avvocato, ci sapeva fare. E il nipote, dopo certe titubanze estive, sta cercando di evitare una replica con Ferrara. Tutti insieme disperatamente, perché alla Juve si perdona poco e quasi niente. E qui si stanno giocando già la stagione. Ma tanto ruota intorno a quel moscone fastidioso innescato dagli ultrà: qualcuno lo chiama razzismo, altri cercano di sminare la parola. Forse non è un caso che, da domani, la società bianconera apra le richieste per la tessera del tifosi, valida dalla prossima stagione. Sì, il problema della pelle nera aleggerà sullo stadio olimpico. Eto’o, in Spagna, fece una sceneggiata per una storia di insulti. Immaginate se al primo coro contro Balotelli, prendesse e se ne andasse dal campo? Potrebbe succedere. E così potrebbe accadere che Zanetti chieda di mettere a tacere i contestatori. E chissà cosa penserà davvero Diego, che dovrà lucidare la sua credibilità calcistica e magari ripenserà a quella storia, di qualche anno fa, con Moratti. Il brasiliano fu invitato a pranzo dal patron nerazzurro, che con i giocatori di qualità torna sempre un ragazzino-tifoso. Diego e suo padre-manager-procuratore stavano cercando squadra. Tramite un giornalista televisivo, arrivarono dal presidente. Tra un discorso e l’altro, le chiacchiere caddero su Robinho, un altro dei brasiliani che potevano finire nell’orbita interista e che ora gioca nel Manchester City. Ma la risposta di Diego non fu particolarmente brillante, anzi un po’ scostante, dava il senso di un disagio. Diego è un brasiliano bianco, Robinho un brasiliano di colore: anche per loro qualcosa deve contare. Moratti non apprezzò. Oggi Diego gioca con Sissoko, «ma (parole sue ndr) non ho mai avuto la sensazione che in Italia il razzismo entri allo stadio». Ovviamente c’è modo e modo per intenderlo, parlarne, giudicare. A ciascuno il suo. Il resto è musica. E il solito gioco dei rebus nelle vigilie che contano: l’Inter non avrà Sneijder, aspetta di sapere se sarà ridotta la squalifica di Maicon.
E chissà se Mou sfiderà tutti (anche il suo ego) mandando in campo Balotelli? La Juve rischia di non avere Felipe Melo (poco male), Trezeguet andrà in panchina, Del Piero e Amauri in attacco. Infine l’onorevole La Russa propone il «terzo tempo» a fine incontro. Sì, ma con quelli che stanno in tribuna.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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