L’amore è un gioco di potere

Ferdinando Bruni ripropone «Come gocce su pietre roventi», il testo che Fassbinder scrisse quando aveva meno di vent’anni

Matteo Failla

Scrivere un’opera teatrale di elevato valore a soli 19 anni non è certo caratteristica comune, altrettanto morire a 37 anni per una sospetta overdose: eppure questa è la storia di Rainer Werner Fassbinder, classe 1945, regista, attore, scrittore e “maratoneta” del cinema e del teatro tedesco, che in soli 14 anni di attività ha girato più di 30 film e ha scritto e interpretato innumerevoli testi.
Uno di questi lavori per il teatro, Gocce d’acqua su pietre roventi, viene ora riproposto da Ferdinando Bruni con il titolo Come gocce su pietre roventi al Teatro dell’Elfo, fino al prossimo 29 giugno, con interpreti lo stesso Bruni, Ida Marinelli, Elena Russo Arman e Nicola Russo. (Oggi, come tutte le domeniche, lo spettacolo va in scena alle 16).
Un testo che narra dell’incontro tra Leopold, un ricco uomo di mezz’età, meschino ma affascinante, e il giovane Franz, vittima designata che non impiega molto a cadere in un tragico gioco seduttivo. Ma i rapporti ben presto si allargano, coinvolgendo anche Anna, fidanzata di Franz, e Vera, vecchia fiamma di Leopold: tutto si trasforma in un perverso gioco di potere, a causa del quale qualcuno finirà per soccombere.
Nel sottotitolo l’opera viene definita “commedia pseudotragica”.
«La vicenda che viene rappresentata – spiega Ferdinando Bruni – potrebbe essere esposta in maniera decisamente tragica, ed infatti Fassbinder la racconterà sotto questo aspetto ne Le amare lacrime di Petra von Kant. Qui invece è ancora presente una certa ironia ad accompagnare i temi principali dell’opera. Il fatto che abbia scritto questo testo quando non era nemmeno ventenne ha influito, si riscontra ancora uno sguardo disincantato».
Dopo il debutto dello scorso anno questa è ormai la “versione definitiva” dello spettacolo. È cambiato qualcosa?
«È esattamente la stessa messinscena, che coincide con quella del debutto e con lo studio che lo ha preceduto; già dal principio volevo mettere in evidenza il vero fulcro del testo: le relazioni che intercorrono tra i personaggi, che poggiano su una violenza che in primo luogo è verbale. Tutto il resto, scenografia e ambiente, sono superflui. Sul palco va in scena un vero match fatto di parole, e a rappresentarlo c’è anche la scenografia, che richiama un ring: un pavimento quadrato di marmo bianco, che riflette i personaggi, in un gelido appartamento».
L’amore in Fassbinder è una rappresentazione dei rapporti che intercorrono tra gli uomini.
«In tutta la sua opera c’è sempre questa analisi del rapporto amoroso visto come cellula dei rapporti umani all’interno di una società.

Per Fassbinder il potere viene esercitato prima di tutto all’interno di una coppia, dove c’è sempre qualcuno che sottomette l’altro, dove chi viene amato ha sempre un certo potere nei confronti di chi ama. Fassbinder usa i temi che gli sono cari come metafora di altro, sono i meccanismi che si sviluppano in una coppia a contare veramente».

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