I vecchi missili Scud gli si son arrugginiti nelle casse. I Mig rimastigli sono prigionieri della «no fly zone». La sua flotta è bloccata lungo la costa dalle fregate della Nato. Quale guerra ci può, dunque, portar in dono Muammar Gheddafi? Può tentare di regalarci qualche bastimento carico di profughi o ritornare al vizietto degli anni 70 e 80 quando seminava bombe e pallottole in mezzo mondo. La minaccia emigrazione è certamente la più efficace per seminar allarme e sconcerto in un Paese già assediato dai barconi. Ma realizzarla ora non è facile. Chi scrive ha navigato tre volte lungo le 220 miglia della rotta Bengasi-Misurata. Ogni volta e per ogni tratta ha incontrato almeno 4 fra elicotteri o navi dellAlleanza atlantica pronti a identificare equipaggio e imbarcazione. Far uscire i barconi di migranti dalle zone costiere e farli approdare sulle coste del nostro Paese significa oggi dribblare il blocco navale allestito dagli aerei Awacs e dai 18 fra navi da guerra e sottomarini dispiegati dalla Nato. Unimpresa francamente impossibile.
Lunica possibilità concreta con cui colpire lItalia è dunque il terrorismo. La minaccia terroristica presuppone, però, l'esistenza duna rete dinfiltrati già addestrati e pronti a operare nel nome del denaro o della causa del committente. Oltre alla rete serve poi una struttura di collegamento capace di agire sotto copertura diplomatica. Negli anni 70 e 80 il Colonnello poteva contare sui rivoluzionari di tutto il mondo formatisi nei suoi campi daddestramento. Da quei campi passavano eversori nostrani, terroristi dellIra, indipendentisti baschi, militanti palestinesi. Un materiale umano vasto ed eterogeneo tra cui era facile scegliere linsospettabile da sguinzagliare in Europa.
Oggi il Colonnello non può contare né su quellumanità allo sbando, né sulla fedeltà delle proprie ambasciate. In queste condizioni lunico gioco possibile è la replica di un attentato simile a quello messo a segno a Marrakech qualche giorno fa. Un attentato simile nellapparenza e nella metodologia a quelli di Al Qaida. Un attentato dove il fanatico di turno è solo uno strumento usato per seminare terrore e destabilizzazione per conto terzi.
Per la strage di Marrakech lintelligence internazionale non esclude una pista libica. Gli elementi che fanno ipotizzare un tentativo di destabilizzazione di matrice anche libica sono almeno due. Il primo è legato al ruolo di unintelligence militare algerina che oltre a gestire i rifornimenti di armi e munizioni diretti al Colonnello è da sempre sospettata dinfiltrare e manipolare il terrorismo integralista.
Il secondo elemento sospetto è il ruolo ambiguo degli ex guerriglieri del Polisario pronti a combattere da mercenari sotto la bandiera del Colonnello. Il grande garante di queste relazioni estremamente pericolose è Mohammed Yeslem Beissat, un ex ambasciatore del Polisario in Algeria legato a doppio filo ai servizi segreti di Algeri.
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