Non me ne voglia Massimo Giletti se oggi parlo di lui in questa rubrica che - lo dico per rassicurarlo - non è né chiara né scura, bensì chiaroscura, nel senso che in essa dei personaggi presi in esame si dice tutto il male e tutto il bene possibile. Cominciamo dal bene, così, per addolcire la pillola. Il conduttore de l'Arena , tipico programma postprandiale in onda la domenica, ottiene di norma eccellenti risultati sul piano dell'audience, numeri importanti, 5 milioni e passa. Bisogna riconoscergli notevoli capacità, soprattutto quella di saper scegliere i temi di interesse popolare e di trattarli con la foga necessaria per eccitare gli animi della moltitudine, afflitta da problemi di sopravvivenza.
Giletti intercetta come meglio non si può i malumori e addirittura gli odi più diffusi suscitati dalla cattiva politica e dalle disfunzioni burocratiche. Da questo punto di vista, egli è impeccabile. D'altronde non è un caso se la Rai si affida a lui per aprire Domenica in, trasmissione collaudata e tradizionale che punta ad accalappiare l'attenzione del vasto pubblico: significa che l'uomo non delude mai sotto questo profilo. E noi gli diamo atto di essere attrezzato per durare a lungo nel ruolo di «buttadentro».
Va anche sottolineato che il professor Massimo (è stato in cattedra universitaria e non è uno sprovveduto) oltre ad avere il polso giusto per presidiare l'Arena , usa documentarsi sugli argomenti che intende affrontare. Insomma, siamo davanti a un professionista di tutto rispetto. Peccato che da qualche tempo soffra di protagonismo acuto: se il programma dura un'ora, state certi che per 45 minuti sarà lui a concionare, concedendo agli altri «oratori» soltanto qualche ritaglio di tempo. Ciò provoca un effetto assai sgradevole: gli ospiti, per altro troppo numerosi, non riescono quasi mai ad esprimere un concetto compiuto; vengono bruscamente zittiti prima che abbiano concluso il loro discorsino, che potrebbe essere cretino, ma sarebbe meglio ascoltarlo interamente per giudicarlo tale o, al contrario, accettabile.
Che razza di dibattito è se soltanto il conduttore, anzi il predicatore, ha il diritto di esporre appieno il proprio pensiero? Ora mi domando. Poiché l'Arena raccoglie - cifre alla mano - consensi a iosa, sarebbe assurdo che Giletti mutasse stile onde evitare le nostre critiche? Sissignori. Sbaglierebbe. Ma se il successo è dovuto alle sue personali performance, forse varrebbe perfino la pena che egli eliminasse dallo studio ogni invitato, allo scopo di sermoneggiare a piacimento senza essere disturbato dalle frasi mozze pronunciate da scocciatori e intrusi.
Se l'ottimo Massimo accettasse il nostro suggerimento, dovrebbe poi cambiare titolo alle trasmissione: Monologo ispirato o La telecamera è mia sarebbero adatti.
Gli ultimi a lagnarsi della riforma sarebbero gli ospiti, supponiamo, dato che la loro presenza è attualmente irrilevante; comunque avrebbero facoltà di seguire il programma comodamente seduti in poltrona, a casa. Saremmo, invece, dispiaciuti per l'esclusione di Klaus Davi, l'unico che ha la forza, e la faccia di tolla, di sovrapporre la propria voce a quella di Giletti. Ma nella vita non si può avere tutto.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.