Ecco, si può immaginare che lex governatore Piero Marrazzo fosse preso da altre cose e avesse la testa altrove, si può anche immaginare che in via Rosa Raimondi Garibaldi, la sede della giunta regionale del Lazio, per una serie di circostanze abbiano perso il senso della misura. Può capitare, ma come si sia arrivati a questo punto stentano a capirlo pure gli addetti ai lavori. Non bastava nei conti regionali il buco colossale della sanità laziale, sta emergendo anche un debito mostruoso che la Regione Lazio ha alla voce trasporti: sfiora il miliardo di euro, duemila miliardi delle vecchie lire. Il dato circola in un documento riservatissimo e allarmatissimo del Gruppo Atac Spa che gestisce i trasporti pubblici di Roma, e qualche preoccupazione cominciano a nutrirla anche in Regione.
Si tratta di fondi che per legge il governo regionale deve al Comune di Roma, in cambio dei servizi forniti ai cittadini, e che la Regione ha in parte già prelevato dalle tasche dei contribuenti, ad esempio tramite laccisa sul gasolio, come aveva previsto la Finanziaria del 2008 (il documento contabile prevedeva infatti che fossero gli enti regionali a finanziare i comuni con risorse proprie). Gabbati quindi due volte, anzi tre: spremuti direttamente nel momento in cui si infila la pompa nel serbatoio, con un sistema dei trasporti pubblici vicino al collasso e un pericoloso effetto domino perché ora la voragine rischia di trasferirsi nei conti del Campidoglio che ha anticipato cifre cospicue alle aziende di trasporto.
Ma vediamo come si è arrivati in cima a questa montagna di debiti. Per cominciare sono 83 i milioni che la Regione deve per le tre ferrovie in concessione in base al contratto di servizio. Sempre in base ai contratti di servizio gli arretrati, a partire dal 2005 al 2009, cioè da quando è iniziata la gestione della giunta guidata da Piero Marrazzo, per Atac, Metro e Trambus, le tre aziende principali di trasporto pubblico della capitale, sono arrivati a quota 319 milioni. Altri 202 milioni riguardano invece il contributo statale girato alla Regione per finanziare gli aumenti previsti dal contratto nazionale di lavoro: 85 milioni all'anno per i dipendenti delle tre aziende, lievitati a 109 milioni annui dopo lultimo rinnovo contrattuale.
Con altri voci arriviamo a 643 milioni. Cui però vanno aggiunti altri 254 milioni che la Regione doveva destinare alla costruzione della linea C della metropolitana. Fin qui siamo a 897 milioni di euro che non sono usciti dalle casse regionali per garantire a cittadini di Roma e del Lazio, turisti e pendolari gli spostamenti.
Ma non è finita. Alla Regione Lazio in questi cinque anni non si è badato a spese, soprattutto quando si è trattato di avviare iniziative tonificanti del consenso in vista delle elezioni. Siamo nel campo delle «gratuità», come si chiamano in gergo tecnico, ovvero le tessere gratuite per prendere autobus, tram e metropolitane. Qui il contenzioso è esploso in modo esponenziale. Per le 125mila tessere gratis consegnate agli ultrasettantenni la Regione ha previsto un rimborso allAtac di 21 milioni per gli anni dal 2005 al 2008. Lazienda ha già notificato alla Regione un ricorso in cui fa presente che l'esborso reale è da quantificare in 69 milioni per il periodo 2005-2008 e di quasi 29 milioni per lanno in corso. Insomma un altro centinaio di milioni di «buffo». Invece per le 80mila tessere annue cui hanno diritto gli impiegati di vari enti pubblici per andare gratis in ufficio - uniniziativa decisa a dir la verità dalla giunta di centrodestra di Francesco Storace - lAtac ha presentato un altro ricorso per 67,8 milioni a partire dal 2003 e fino al 2008 (la copertura necessaria per il 2009 è di altri 18,5 milioni). Lattuale giunta regionale però per non essere da meno ha esteso le agevolazioni ai giovani al di sotto dei 25 anni (103mila tessere).
pierangelo.maurizio@alice.it
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