di Michele Brambilla
«Improrogabili»: il tabellone luminoso sulla Serravalle informa che a Bolzaneto l'autostrada è chiusa per lavori «improrogabili».
É curioso: nel Paese dove si proroga tutto, dalla presentazione del 730 al matrimonio, dall'ingresso nel mondo del lavoro alla riforma delle pensioni, le uniche cose che sembrano immancabilmente non rinviabili, ogni estate, sono i lavori sulle strade. Legioni di nuovi schiavi a torso nudo vengono deportati in massa sull'asfalto per rifare il manto, pitturare le strisce, sistemare i guard-rail: lavori della cui urgenza ci si accorge improvvisamente verso l'inizio di luglio. É a quel punto che diventano «improrogabili». Stupisce anche la scelta dell'orario di lavoro: quasi sempre diurno. Anni fa, negli Stati Uniti, mi accorsi di tratti di strada interamente rifatti dalla sera alla mattina: task force di operai specializzati avevano lavorato di notte per non creare disagi al traffico. Tornato in Italia chiesi come mai da noi il lavoro notturno non fosse possibile: «Questioni sindacali», mi spiegarono, «è per non ledere i diritti dei lavoratori». Mi chiedo se tra i «diritti dei lavoratori» rientri anche quello di essere arrostiti a sessanta gradi sull'asfalto fumante.
Con un po' di pazienza, anche da noi si è cominciato a lavorare di notte. Il turno al buio non ha però sostituito quello diurno. Per l'automobilista il disagio è semplicemente raddoppiato. Di giorno la deviazione è di default, annunciata da Autostrade Spa; di notte invece si lascia il brivido dell'imprevisto, sulla tangenziale di Milano ad esempio la chiusura delle uscite va a rotazione e rigorosamente senza preavviso, capita che chi deve uscire a Sesto sia costretto a proseguire fino a Lodi o fino al lago di Como. É un po' come giocare alla roulette russa, il rischio è alto ma l'adrenalina ti tiene su.
L'improrogabile cantiere stradale non è la sola stranezza dell'estate italiana. Il caos negli aeroporti, ad esempio. Uno dice: succede, i ritardi fanno parte dei limiti umani. Ma con tutta la buona volontà si fatica a capire il fenomeno dei passeggeri che, pur muniti di biglietto regolarmente acquistato, vengono lasciati a terra perché gli aerei sono pieni. Nello scorso weekend, ad esempio, a Fiumicino decine di passeggeri sono rimasti ad aspettare ore e ore prima di imbarcarsi. Com'è possibile? Nella nostra grossolana concezione del mondo, nessuno può vendere qualcosa che non ha; quindi, se la compagnia aerea vende un biglietto, è perché il posto sull'aereo c'è. Invece niente. Ma chi si permette tali meschine osservazioni viene zittito con commiserazione: si tratta di «overbooking», ti spiegano. Anche il passeggero rimasto gabbato si tranquillizza: un conto è presentarsi in albergo il giorno dopo dicendo mi scusi sono in ritardo, un altro è presentarsi reduci da un «overbooking», i più fortunati sono stati perfino intervistati al tg.
Il sospetto è che nel Paese del rinvio, dell'approssimazione e dell'inefficienza ci sia una diabolica «macchina» parallela che si mette in moto a pieno regime non appena scocca l'inizio dell'estate: quella dei rompiballe delle vacanze. L'aumento della benzina, ad esempio: praticamente tutte le compagnie hanno fatto salire il prezzo di 2-3 centesimi al litro, la maggior parte degli automobilisti non se ne accorge neppure ma l'aumento del fatturato è garantito.
Così come i petrolieri approfittano del «tradizionale esodo» per aumentare i ricavi, varie categorie in lotta approfittano delle vacanze per ripresentare in modo più autorevole le proprie rivendicazioni. Come gli addetti alla pulizia dei treni: sono entrati in sciopero e non puliscono più. E siccome il passeggero farebbe comunque fatica ad accorgersi della differenza, per rendere più visibile la protesta gli «operatori ecologici» delle ferrovie hanno rovesciato sacchi di mondezza sui binari.
A Rimini hanno proclamato lo sciopero addirittura i bagnini. Senza aumento di stipendio di 35 euro mensili, niente assistenza ai bagnanti sabato 8 e sabato 16. Alla fine è intervenuta la Commissione di Garanzia e lo sciopero è rientrato. Anche la giustizia all'inizio di agosto può improvvisamente cambiare passo e mettersi a procedere spedita: a Ponza la magistratura ha sequestrato, per «irregolarità amministrative», i moli dove si prendono in affitto i barchini. Considerato che l'unica spiaggia di Ponza accessibile a piedi è chiusa per il rischio crolli della falesia, per l'isola è economicamente un disastro.
Quella dei rompiballe delle vacanze è in fondo un'impresa sotterranea da prendere a modello per puntualità, efficienza e voglia di fare.
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