L’estate dei Baustelle tra discariche e ombrelloni

Quando il tormentone non esiste. Quando cede il passo alla provocazione, a qualche grigia tinta di pessimismo. Ecco, l’estate secondo i Baustelle è un po’ così. È chiusa, a doppia mandata, nel recinto di due brani dell’ultimo disco, I mistici dell'occidente. Recita il testo di Follonica: «Facciamo un po’ di sesso. Facciamolo lo stesso. Per ricordarci di esser vivi sulla spiaggia di Follonica». E ancora: «Compriamo una discarica. Chiudiamo gli ombrelloni. Che vuoi che sia». Appesantisce il carico L’estate enigmistica: «Quest’anno voglio bere un’aranciata perché amaro enigma è la realtà. E io non ho più l’età da riuscire a vivere nel cielo blu». Eppure, chi li conosce già lo sa, non si inciampa mai nella commiserazione fine a se stessa con Rachele Bastreghi, Francesco Bianconi e Claudio Brasini, in una parola i Baustelle: il loro è un percorso in salita ma di liberazione, anzitutto dalle convenzioni, dall’ovvio. Dal ciclo delle stagioni, in questo caso. Non sono solo canzonette, tutt'altro. Domani saranno a «Rock in Roma», pochi mesi dopo il concerto di aprile all’Atlantico. Allora fu un bagno di folla, stavolta il bis è un pronostico fin troppo banale. E c’è un bel sondaggio su bauaffair.it, sito tributo a loro dedicato. Si chiede agli utenti quale sia la loro scaletta ideale per questo tour estivo. Ai primissimi posti ci sono Le rane e Gli spietati, secondo e primo singolo dell’ultimo lavoro, a conferma che ancora una volta hanno fatto centro. Poi, certo, non mancano preferenze sui classici La guerra è finita e Un romantico a Milano, oppure La canzone del riformatorio e Il liberismo ha i giorni contati.

Pezzi che trasudano poetica sin dai titoli, spiazzanti come e quanto i temi e le angolature proposte. Certo, senza disdegnare una strizzatina d’occhio alle logiche mainstream, tant’è che I mistici dell’occidente è griffato dal produttore Patrick McCarthy, che già ha collaborato con stelle del calibro di U2 e Madonna.

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