Euro 2012, ci siamo. Puntuale e in anticipo, il verdetto di Firenze regala il primo sorriso alla Nazionale di Cesare Prandelli. Piegata nel finale, con qualche affanno, la Slovenia. Uno a zero con una scudisciata di Pazzini, appena arrivato dalla panchina. Gli ha dato una bella mano Balotelli. «Se davvero ci saranno quindicimila spettatori, io mi accontento, è tanta roba». Cesare Prandelli è stato buon profeta, alla fine si sono presentati in ventimila quasi allo stadio, senza dar vita a una festa, ma fischiando più volte un calcio troppo masticato, dall’Italia, a mal partito nella condizione fisica, più che nel palleggio. E anche nelle mira viste le golose opportunità del primo tempo sprecate via via da Rossi, De Rossi, Montolivo, Thiago Motta. Sarà pure tanta roba, per il ct, accolto davvero come un fiorentino doc dalla sua curva, non sempre all’altezza della situazione la sua Nazionale al cospetto di una Slovenia non certo irresistibile.
Facile indovinare la spiegazione: innanzitutto il gioco lento e scontato che ha sempre consentito ai rivali in maglia bianca di schierarsi sempre a protezione della propria metà-campo. Le sorprese, più di una in verità nel primo tempo (fino a quando c’è stata benzina nel serbatoio del gruppo che non ha nemmeno una partita di campionato nelle gambe) e più avanti nella ripresa, sono state garantite o da qualche lancio calibrato o dalle giocate di Cassano, il più ispirato nel mettersi al servizio della comunità. Proprio Cassano è stato il secondo sostituito del gruppo non per particolare demerito: ha pagato lo sforzo ripetuto e prolungato tra Far Oer e Slovenia, lasciando campo e spazio al suo ex socio ai tempi della Samp, Pazzini.
Il famoso precetto di Prandelli, puntare sul gioco insomma, a dispetto della cifra tecnica dei suoi cavalieri, ha avuto applicazione altalenante. Per una serie di motivi che qui si possono così riassumere: 1) i due difensori laterali, trasformati in ali vecchio stile, hanno avuto un rendimento asimmetrico: Balzaretti è stato puntuale sul binario, Cassani, dotato di buona volontà, molto impreciso; 2) il richiesto inserimento dei centrocampisti, riuscito nel primo tempo, meno nella seconda frazione, ha procurato le buone opportunità per Montolivo e De Rossi; 3) in attacco ha deluso più Pepito Rossi che Cassano inizialmente, lasciato in campo da Prandelli perché giudicato con maggiore smalto nei muscoli. Appena l’asticella della sfida si è alzata, l’Italia di Prandelli, dotata di una modestissima condizione fisica (e vedrete i guai in Champion dalla prossima settimana), è riuscita a scavalcare l’ostacolo Slovenia con qualche affanno. Non ha rischiato granché, in verità e non solo perché capitan Buffon ha opposto pugni di amianto ai tentativi di Vrsic ma ha sprecato tanto e in particolare ha tradito qualche difficoltà nel liberare pedine in zona gol appena la panchina ha prodotto i cambi necessari, con Pazzini al posto di Cassano e più tardi (negli ultimi venti minuti abbondanti) con Balotelli preferito allo spento Montolivo. Grazie alla fisicità dei due nuovi arrivati e a un pizzico di fortuna (un rimpallo favorevole), la zampata di Pazzini (gol numero 700 della storia azzurra domestica) ha fatto centro e regalato allo stadio fiorentino una delle rare emozioni della serata.
Ecco l’azzurro più atteso, Mario Balotelli. Prandelli ha usato prima il bastone del cicchetto pubblico (per la pigrizia mostrata contro le Far Oer) e poi la carota di una panchina con la possibilità di andarsi a guadagnare sul prato verde un po’ del credito e del rispetto di cui ha bisogno per diventare calciatrore vero, di livello internazionale.
È stata una mezza genialiata perché proprio la presenza, nel mischione in area, dei due arieti ha consentito all’Italia di timbrare il cartellino al momento giusto e di guadagnare, con i tre punti, la qualificazione certa per il prossimo europeo. Così Prandelli ha raggiunto un paio di predecessori, Trapattoni e Donadoni. Nell’estate del 2012 dovrà e potrà fare meglio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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