L’ultimo blues di Cesare Pavese

Un recital di Fabrizio Gifuni ripercorre le liriche più inedite e l’interesse per il jazz

A nche Milano dà il suo contributo alle celebrazioni per il centenario della nascita di Cesare Pavese. Due gli appuntamenti significativi dedicati all’autore de «Il mestiere di vivere». Il primo è un inedito recital che si terrà questa sera al Politecnico di Milano e che vede protagonista l’attore Fabrizio Gifuni al fianco del Cesare Picco Trio. Il progetto è intitolato «Non fate pettegolezzi», che sono le ultime parole scritte dallo scrittore piemontese prima di suicidarsi in un albergo torinese il 27 agosto 1950.
La voce della star de «La meglio gioventù» si intreccerà così alle composizioni di musicista contemporaneo che ha come riferimento il jazz, per far vivere le suggestioni e l'epoca dell'autore di Santo Stefano Belbo. Un omaggio non casuale, dato che Pavese non solo era appassionato studioso e traduttore della letteratura americana, ma anche assai curioso della musica proveniente dagli Stati Uniti. E il jazz, musica americana per antonomasia, è portatore di una molteplicità di culture, così come Pavese si sentiva diviso tra il richiamo delle radici, che affondavano nelle colline delle Langhe, e l'attrazione per la metropoli, in equilibrio instabile tra l'ansia per un nuovo modo di vivere e il bisogno di non perdere il legame con quello vecchio.
Una delle ultime poesie scritte da Pavese prima del suicidio s'intitolava «Last blues, to be read some day» e in un romanzo uscito postumo, scritto nel 1932, Ciau Masino, si leggeva tra l'altro: «Sa un fox non è più un valzer e un blues, - disse proprio blus - non è più una romanza. Veda il jazz - disse proprio giaz - Ah il giazze, il giazze! Ma ne avete già fatte di parole per giazze?».
Nello stesso libro il protagonista s'inventava una lirica intitolata Il blues dei blues: «Il male cominciò con me seduto/ sul sofà e la ragazza che cantarellando scendeva/ a rimettere un disco dei soliti - un blues./ Erano cose gaie d'America, anche i blues/ ma sentirli ripetere - sempre gli stessi -/ e vederli ripetere, sempre, dalla medesima mano».
Sempre dedicata a Pavese, poi, è la mostra Omaggio a Cesare Pavese nel centenario della nascita, allestita alla Biblioteca Braidense e aperta fino al 25 luglio (ingresso libero; solo al mattino, dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 13. Al sabato e nel pomeriggio su appuntamento, telefonando allo 02-86460907 interno 545 o interno 536).
L'esposizione offre un percorso tra libri, manoscritti, lettere, carte, locandine cinematografiche, prime edizioni di romanzi, fotografie e dipinti, manifesti, fumetti. Curata da Mariarosa Masoero, direttrice del Centro Interuniversitario "Guido Gozzano-Cesare Pavese" di Torino, e per la sezione "Pavese e Lalla Romano" da Antonio Ria e Giovanni Tesio, presidente del Comitato Nazionale per le celebrazioni del Centenario della nascita di Lalla Romano, la mostra si muove attorno a più centri d'interesse.

L'interesse di Pavese per il cinema, con i film da lui visti, i soggetti cinematografici per progetti rimasti sulla carta, le pellicole tratte dai suoi romanzi; i suoi rapporti con Torino, la città dove studiò e lavorò alla Einaudi; il dialogo con gli scrittori del suo tempo, soprattutto con Lalla Romano, cui era legato da una profonda amicizia. All'amicizia con la Romano è anche dedicata una specifica sezione della mostra, dove per la prima volta sono esposte una decina di lettere inedite della Romano a Pavese, provenienti dall'Archivio Einaudi.

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