L'astensionismo antidemocratico

In Francia, alla vigilia del voto, s’attende un’ondata d’astensioni senza precedenti: fino al 50 per cento. Tenuto conto dell’eliminazione delle listarelle che non avranno il 5 per cento dei suffragi, sebbene fra tutte rappresentino circa il 20 per cento dell’elettorato, gli eletti al Parlamento di Strasburgo rappresenterebbero un quarto della popolazione. Brutto segno per la democrazia. Ma per quale democrazia? Democrazia d’opinione, televisiva, di mercato? Studiate nella dimensione della crisi o valutate nella dinamica postmoderna, le patologie delle democrazie contemporanee attraggono vieppiù l’attenzione degli osservatori. È opinione generale che esse non ineriscano alla democrazia come tale, ma derivino dalla corruzione dei suoi principi. Gli osservatori più superficiali l’attribuiscono a fattori e fenomeni esterni (rituali le denunce del fondamentalismo, del populismo, del comunitarismo, della globalizzazione, ecc.), che riguardano solo evoluzione dei costumi e mutamenti sociali. Spesso, insomma, si scambia la causa per l’effetto, mentre gli osservatori più seri vanno oltre le osservazioni immediate e s’interrogano sull’evoluzione della democrazia, parlando allora di distacco più o meno netto fra ciò che la democrazia è e ciò che dovrebbe essere secondo i suoi principi fondatori.

Certuni parlano già di "post-democrazia", non per dire che la democrazia è al termine, ma per suggerire che ha spontanemente adottato forme post-democratiche, da definire e classificare. Altri suggeriscono che siamo in una situazione paragonabile a quella di pochi anni prima della rivoluzione francese. I toni più comuni sono inquieti e disillusi. Per le democrazie europee la crisi attuale non è la prima. In materia Marcel Gauchet pubblica La révolution moderne e La crise du libéralisme, 1880-1914 (entrambi Gallimard), primi due - di quattro - volumi su L’avènement de la démocratie. La prima crisi della democrazia si profila in Francia dal 1880, s’afferma con lo «choc 1900», ma esplode solo dopo la Grande guerra, culminando negli anni Trenta. A quell’epoca - scrive Gauchet - «il regime parlamentare si rivela tanto ingannatore quanto impotente; minato dalla divisione del lavoro e dall’antagonismo fra classi, la società pare crollare; generalizzandosi, il cambiamento storico accelera, cresce, sfugge ai controlli». Si entra nell’era delle masse e la società è lacerata dalla lotta di classe. Inoltre cadono le solidarietà organiche e si svuotano le campagne. Conseguenza diretta di tale crisi è innanzitutto l’ascesa delle prime ideologie (pianismo, tecnocrazia) che vogliono dare il potere politico a «esperti», poi, e soprattutto, lo scatenarsi dei regimi totalitari, che tenteranno - come hanno dimostrato Louis Dumont e, in misura minore, Claude Lefort - di compensare gli effetti dissolventi dell’individualismo e la destrutturazione culturale della società con un olismo tanto artificioso quanto brutale, legato alla mobilitazione delle masse e all’instaurazione d’un regime da caserma nella società globale, su un fondo d’appelli a concetti prepolitici come la «comunità razziale». In realtà, per Gauchet, «tornano o tentano di tornare, in un linguaggio laico, alla società religiosa, alla sua coerenza e alla convergenza delle sue parti».

Da questo punto di vista, i totalitarismi del XX secolo sono incontestabilmente figli (illegittimi) del liberalismo. La fine della II guerra mondiale segna il grande ritorno della democrazia liberale. In un primo tempo, però, per evitare la ricaduta negli errori prebellici, la democrazia liberale si veste da Stato-Provvidenza. Nel contesto del fordismo trionfante, in realtà si forma un regime misto, che al classico Stato di diritto associa elementi d’essenza più democratica, ma dove la democrazia è vista innanzitutto come «democrazia sociale». Per Gauchet le caratteristiche di questa «sintesi liberal-democratica» sono: rivalutazione del potere esecutivo in seno al sistema rappresentativo, adozione - dove ancora mancavano - di assicurazioni sociali contro la malattia, la disoccupazione, la vecchiaia e l’indigenza, infine costituzione di un apparato che rimedi all’anarchia derivante dal libero sviluppo degli scambi sui mercati. Più o meno normalmente il sistema funzionò fino a metà degli anni Settanta. Dal 1975-80 nuove tendenze portano a una crisi diversa. Ideata come società d’assicurazioni e come organizzazione benefica, la democrazia sociale comincia ad ansimare e il liberalismo puro torna a prevalere. Privilegiata senza ritegno, la società civile diventa il motore di una nuova fase dell’organizzazione autonoma della vita sociale. È il grande ritorno del liberalismo economico, mentre a poco a poco il capitalismo si libera degli ostacoli, processo culminante nella globalizzazione seguita alla disgregazione del sistema sovietico. A lungo relegata nel ruolo simbolico e decorativo delle venerabili astrazioni d’epoca, l’ideologia dei diritti dell’uomo diventa la religione dei tempi nuovi e, insieme, la cultura dei buoni sentimenti, l’unica capace di realizzare il consenso sulle rovine delle ideologie precedenti.

Nello stesso tempo lo Stato-nazione si rivela sempre più impotente contro le sfide del momento, perdendo progressivamente tutti i «valori di maestà», mentre si assiste, ovunque, al massiccio rilancio del processo d’individualizzazione, che si traduce nella scomparsa, in pratica, dei grandi progetti collettivi fondatori d’un «noi». Mentre in passato «era questione solo di masse e classi, perché l’individuo era considerato per il suo gruppo, la società di massa è stata sovvertita dall’interno dall’individualismo di massa, che sottrae l’individuo al suo appartenere». È anche l’epoca della quasi scomparsa delle società rurali occidentali, rivoluzione silenziosa i cui effetti profondi saranno più o meno inavvertiti, e dalla generalizzazione delle società multietniche, nate dall’immigrazione di massa. Per capire quest’evoluzione va colta la distinzione fra democrazia antica e moderna. La prima, già insita nell’idea di un’autocostituzione delle comunità umane, può definirsi come la formazione politica dei mezzi dell’autonomia grazie alla partecipazione dei cittadini alla cosa pubblica. La democrazia moderna è intrinseca alla modernità, ma solo attraverso un legame col liberalismo che tende a snaturarla. La causa profonda della crisi è l’alliage contronatura della democrazia col liberalismo, che Gauchet ha potuto presentare come «la dottrina stessa del mondo moderno». L’espressione «democrazia liberale» associa come complementari termini contraddittori. Oggi, rivelandosi del tutto, il liberalismo minaccia le basi della democrazia.

Giustamente Chantal Mouffe (The Democratic Paradox, Verso) osserva: «Da una parte c’è la tradizione liberale costituita dal regno della legge, dalla difesa dei diritti dell’uomo e dal rispetto della libertà individuale; dall’altra la tradizione democratica, con idee principali come eguaglianza, identità fra governo e governati, sovranità popolare. Fra queste due diverse tradizioni non c’è una relazione necessaria, ma solo un’articolazione storica contingente». Senza cogliere questa distinzione non si capisce la crisi attuale della democrazia, crisi di sistema di questa «articolazione storica contingente». Democrazia e liberalismo non sono sinonimi.

Su punti importanti sono perfino concetti opposti. Ci possono essere democrazie non liberali (democrazie e basta) e liberali non democratici. Per Carl Schmitt, più una democrazia è liberale, meno è democratica. Alain de Benoist (Traduzione di Maurizio Cabona)

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Avatar di euroacademy euroacademy
7 Giu 2009 - 22:12
Cara #6 Sylvia, sei tu che per prima hai parlato di idea che si è spinta troppo in là: ".La cultura del 'branco innanzitutto' si e' spinta troppo in la'.Viola le leggi di Natura.Ha tirato troppo la corda." Io ho risposto dicendo che secondo me anche la cultura dell'individualismo si è spinta troppo in là. Quello che dici tu sui diritti dell'uomo e sull'implicito rispetto verso tutti gli uomini è molto bello, ma credo che ci siano lampanti dimostrazioni in tutto il mondo che non è così che funziona l'idea di individualismo attuale: non mi dire che le disuguaglianze economiche sono il risultato del fatto che il patto sociale è decaduto causa la violazione di una delle due parti (ovvero i più deboli e gli sfruttati)!
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Avatar di ROIA99 ROIA99
6 Giu 2009 - 13:21
Ottima cosa che il Giornale ospiti opinionisti come del Benoist.E'lariprova lampante(e non unica:in questo solo giorno ve ne sono due)che si tratta di un quotidiano aperto alle opinioni altrui.De Benoist e'lontano mille miglia dalla linea di questo Giornale,ed intere galassie dal mio pensiero.Il suo ritenere non democratico il liberismo,la sua analisi sulla democrazia nei tempi ma soprattutto la sua interpretazione di democrazia,la sua stigmatizzazione dell'individualismo e la quasi nulla considerazione per i Diritti dell'uomo come dettati dall'etica moderna sono per quel che mi riguarda da rifiutare.Le crisi delle moderne democrazie nascono da ben altro.Forse proprio dagli errori delle socialdemocrazie.Che vogliono forzare l'Uomo ad essere quel che non e'.A volere quel che non vuole.In ottemperanza a pretesi motivi"superiori".La cultura del"branco innanzitutto"si e' spinta troppo in la'.Viola le leggi di Natura.Ha tirato troppo la corda.L'Uomo e'animale sociale,non socialista.
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6 Giu 2009 - 13:21
Ottima cosa che il Giornale ospiti opinionisti come del Benoist.E'lariprova lampante(e non unica:in questo solo giorno ve ne sono due)che si tratta di un quotidiano aperto alle opinioni altrui.De Benoist e'lontano mille miglia dalla linea di questo Giornale,ed intere galassie dal mio pensiero.Il suo ritenere non democratico il liberismo,la sua analisi sulla democrazia nei tempi ma soprattutto la sua interpretazione di democrazia,la sua stigmatizzazione dell'individualismo e la quasi nulla considerazione per i Diritti dell'uomo come dettati dall'etica moderna sono per quel che mi riguarda da rifiutare.Le crisi delle moderne democrazie nascono da ben altro.Forse proprio dagli errori delle socialdemocrazie.Che vogliono forzare l'Uomo ad essere quel che non e'.A volere quel che non vuole.In ottemperanza a pretesi motivi"superiori".La cultura del"branco innanzitutto"si e' spinta troppo in la'.Viola le leggi di Natura.Ha tirato troppo la corda.L'Uomo e'animale sociale,non socialista.
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6 Giu 2009 - 13:21
Ottima cosa che il Giornale ospiti opinionisti come del Benoist.E'lariprova lampante(e non unica:in questo solo giorno ve ne sono due)che si tratta di un quotidiano aperto alle opinioni altrui.De Benoist e'lontano mille miglia dalla linea di questo Giornale,ed intere galassie dal mio pensiero.Il suo ritenere non democratico il liberismo,la sua analisi sulla democrazia nei tempi ma soprattutto la sua interpretazione di democrazia,la sua stigmatizzazione dell'individualismo e la quasi nulla considerazione per i Diritti dell'uomo come dettati dall'etica moderna sono per quel che mi riguarda da rifiutare.Le crisi delle moderne democrazie nascono da ben altro.Forse proprio dagli errori delle socialdemocrazie.Che vogliono forzare l'Uomo ad essere quel che non e'.A volere quel che non vuole.In ottemperanza a pretesi motivi"superiori".La cultura del"branco innanzitutto"si e' spinta troppo in la'.Viola le leggi di Natura.Ha tirato troppo la corda.L'Uomo e'animale sociale,non socialista.
Avatar di euroacademy euroacademy
6 Giu 2009 - 20:45
Non sono completamente d'accordo con quello che scrive de Benoist, ma neanche con Sylvia Mayer. Da una parte la spinta del liberismo e delle libertà individuali (anche se a quell'epoca non si chiamavano così), ha portato alla scrittura della prima carta dei diritti (anche se per pochi), la Magna Charta inglese; dall'altra la spinta del socialismo ha portato alla fine della monarchia francese. In questo senso liberismo e democrazia non sono opposti. de Benoist ha però ragione quando dice "si assiste, ovunque, al massiccio rilancio del processo d’individualizzazione, che si traduce nella scomparsa, in pratica, dei grandi progetti collettivi fondatori d’un «noi»": i Diritti dell'Uomo (quelli della dichiarazione dell'ONU) non significano affermazione dell'individualismo sopra tutto e sopra tutti. Sylvia dice "l'uomo è un animale sociale, non socialista": vero, l'uomo è un animale sociale, nel senso che la sua vita si svolge nella società e da questa non può essere [continua]
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6 Giu 2009 - 20:45
Non sono completamente d'accordo con quello che scrive de Benoist, ma neanche con Sylvia Mayer. Da una parte la spinta del liberismo e delle libertà individuali (anche se a quell'epoca non si chiamavano così), ha portato alla scrittura della prima carta dei diritti (anche se per pochi), la Magna Charta inglese; dall'altra la spinta del socialismo ha portato alla fine della monarchia francese. In questo senso liberismo e democrazia non sono opposti. de Benoist ha però ragione quando dice "si assiste, ovunque, al massiccio rilancio del processo d’individualizzazione, che si traduce nella scomparsa, in pratica, dei grandi progetti collettivi fondatori d’un «noi»": i Diritti dell'Uomo (quelli della dichiarazione dell'ONU) non significano affermazione dell'individualismo sopra tutto e sopra tutti. Sylvia dice "l'uomo è un animale sociale, non socialista": vero, l'uomo è un animale sociale, nel senso che la sua vita si svolge nella società e da questa non può essere [continua]
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6 Giu 2009 - 20:45
Non sono completamente d'accordo con quello che scrive de Benoist, ma neanche con Sylvia Mayer. Da una parte la spinta del liberismo e delle libertà individuali (anche se a quell'epoca non si chiamavano così), ha portato alla scrittura della prima carta dei diritti (anche se per pochi), la Magna Charta inglese; dall'altra la spinta del socialismo ha portato alla fine della monarchia francese. In questo senso liberismo e democrazia non sono opposti. de Benoist ha però ragione quando dice "si assiste, ovunque, al massiccio rilancio del processo d’individualizzazione, che si traduce nella scomparsa, in pratica, dei grandi progetti collettivi fondatori d’un «noi»": i Diritti dell'Uomo (quelli della dichiarazione dell'ONU) non significano affermazione dell'individualismo sopra tutto e sopra tutti. Sylvia dice "l'uomo è un animale sociale, non socialista": vero, l'uomo è un animale sociale, nel senso che la sua vita si svolge nella società e da questa non può essere [continua]
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6 Giu 2009 - 21:12
[continua] completamente distinta. E' indubbio che lo sfrenato liberismo di questi ultimi anni ha portato ad uno squilibrio economico culminato nell'attuale crisi, e questo non c'entra nulla con i Diritti dell'Uomo e col diritto di ogni persona all'autodeterminazione e ad affermarsi nella società. D'altra parte il socialismo si basa sull'idea un'unione di ideali fra le persone che compongono una società (Rousseau), cosa di difficile realizzazione, dati i pessimi risultati sfociati negli assolutismi comunisti. Anche l'idea "dell'individuo soprattutto" si è spinta troppo in là e le conseguenze si sono viste in materia di economia e di risorse mondiali: l'uomo non può solo pensare alla sua libertà senza pensare alle conseguenze che ciò ha nella società e allo stesso modo una nazione non può pensare solo al suo benessere senza pensare al resto del mondo. L'idea di società (sia fra gli uomini che fra le nazioni), si basa sia sui diritti di ognuno [continua]
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6 Giu 2009 - 21:12
[continua] completamente distinta. E' indubbio che lo sfrenato liberismo di questi ultimi anni ha portato ad uno squilibrio economico culminato nell'attuale crisi, e questo non c'entra nulla con i Diritti dell'Uomo e col diritto di ogni persona all'autodeterminazione e ad affermarsi nella società. D'altra parte il socialismo si basa sull'idea un'unione di ideali fra le persone che compongono una società (Rousseau), cosa di difficile realizzazione, dati i pessimi risultati sfociati negli assolutismi comunisti. Anche l'idea "dell'individuo soprattutto" si è spinta troppo in là e le conseguenze si sono viste in materia di economia e di risorse mondiali: l'uomo non può solo pensare alla sua libertà senza pensare alle conseguenze che ciò ha nella società e allo stesso modo una nazione non può pensare solo al suo benessere senza pensare al resto del mondo. L'idea di società (sia fra gli uomini che fra le nazioni), si basa sia sui diritti di ognuno [continua]
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[continua] completamente distinta. E' indubbio che lo sfrenato liberismo di questi ultimi anni ha portato ad uno squilibrio economico culminato nell'attuale crisi, e questo non c'entra nulla con i Diritti dell'Uomo e col diritto di ogni persona all'autodeterminazione e ad affermarsi nella società. D'altra parte il socialismo si basa sull'idea un'unione di ideali fra le persone che compongono una società (Rousseau), cosa di difficile realizzazione, dati i pessimi risultati sfociati negli assolutismi comunisti. Anche l'idea "dell'individuo soprattutto" si è spinta troppo in là e le conseguenze si sono viste in materia di economia e di risorse mondiali: l'uomo non può solo pensare alla sua libertà senza pensare alle conseguenze che ciò ha nella società e allo stesso modo una nazione non può pensare solo al suo benessere senza pensare al resto del mondo. L'idea di società (sia fra gli uomini che fra le nazioni), si basa sia sui diritti di ognuno [continua]
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6 Giu 2009 - 21:21
[continua] ma anche, e soprattutto, sul rispetto verso tutti gli altri; d'altra parte dare ad ognuno dei diritti equivale ad affermare l'uguaglianza fra le persone e quindi (al contrario di quel che dice de Benoist) anche in questo caso liberismo e democrazia non sono opposti. Quando si parla di sistemi economici, intimamente legati al concetto di società, si contrappongono sempre capitalismo e comunismo come unici sistemi possibili: l'errore sta nel non pensare ad una via di mezzo in cui le parti migliori di entrambi i sistemi sono prese. Nel capitalismo si indica la concorrenza come la chiave di tutto, salvo poi premiare il più forte e i monopoli (vedi Microsoft) che invece distruggono l'economia e l'avanzamento tecnologico e sociale. Nel comunismo l'idea di far sì che tutti abbiano gli stessi diritti e possibilità si è trasformata storicamente in una livellazione di qualsiasi differenza fra le persone e si è compiuto l'errore di voler decidere [continua]
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6 Giu 2009 - 21:21
[continua] ma anche, e soprattutto, sul rispetto verso tutti gli altri; d'altra parte dare ad ognuno dei diritti equivale ad affermare l'uguaglianza fra le persone e quindi (al contrario di quel che dice de Benoist) anche in questo caso liberismo e democrazia non sono opposti. Quando si parla di sistemi economici, intimamente legati al concetto di società, si contrappongono sempre capitalismo e comunismo come unici sistemi possibili: l'errore sta nel non pensare ad una via di mezzo in cui le parti migliori di entrambi i sistemi sono prese. Nel capitalismo si indica la concorrenza come la chiave di tutto, salvo poi premiare il più forte e i monopoli (vedi Microsoft) che invece distruggono l'economia e l'avanzamento tecnologico e sociale. Nel comunismo l'idea di far sì che tutti abbiano gli stessi diritti e possibilità si è trasformata storicamente in una livellazione di qualsiasi differenza fra le persone e si è compiuto l'errore di voler decidere [continua]
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6 Giu 2009 - 21:21
[continua] ma anche, e soprattutto, sul rispetto verso tutti gli altri; d'altra parte dare ad ognuno dei diritti equivale ad affermare l'uguaglianza fra le persone e quindi (al contrario di quel che dice de Benoist) anche in questo caso liberismo e democrazia non sono opposti. Quando si parla di sistemi economici, intimamente legati al concetto di società, si contrappongono sempre capitalismo e comunismo come unici sistemi possibili: l'errore sta nel non pensare ad una via di mezzo in cui le parti migliori di entrambi i sistemi sono prese. Nel capitalismo si indica la concorrenza come la chiave di tutto, salvo poi premiare il più forte e i monopoli (vedi Microsoft) che invece distruggono l'economia e l'avanzamento tecnologico e sociale. Nel comunismo l'idea di far sì che tutti abbiano gli stessi diritti e possibilità si è trasformata storicamente in una livellazione di qualsiasi differenza fra le persone e si è compiuto l'errore di voler decidere [continua]
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6 Giu 2009 - 21:26
[continua] della vita di un uomo in ogni sua parte. Il capitalismo, o meglio l'individualismo spinto al massimo, hanno portato a considerare sé stessi (o la propria azienda) al di sopra degli interessi di chiunque altro, con le conseguenze catastrofiche sull'ambiente che adesso tutti vediamo. Il comunismo, anch'esso spinto al massimo, ha portato a dittature che hanno represso ogni libertà personale, distruggendo così ciò che in realtà avrebbe dovuto difendere. Per finire, l'individuo da solo non basta per migliorare o peggiorare la società, c'è bisogno che tutti concorrano.
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[continua] della vita di un uomo in ogni sua parte. Il capitalismo, o meglio l'individualismo spinto al massimo, hanno portato a considerare sé stessi (o la propria azienda) al di sopra degli interessi di chiunque altro, con le conseguenze catastrofiche sull'ambiente che adesso tutti vediamo. Il comunismo, anch'esso spinto al massimo, ha portato a dittature che hanno represso ogni libertà personale, distruggendo così ciò che in realtà avrebbe dovuto difendere. Per finire, l'individuo da solo non basta per migliorare o peggiorare la società, c'è bisogno che tutti concorrano.
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6 Giu 2009 - 21:26
[continua] della vita di un uomo in ogni sua parte. Il capitalismo, o meglio l'individualismo spinto al massimo, hanno portato a considerare sé stessi (o la propria azienda) al di sopra degli interessi di chiunque altro, con le conseguenze catastrofiche sull'ambiente che adesso tutti vediamo. Il comunismo, anch'esso spinto al massimo, ha portato a dittature che hanno represso ogni libertà personale, distruggendo così ciò che in realtà avrebbe dovuto difendere. Per finire, l'individuo da solo non basta per migliorare o peggiorare la società, c'è bisogno che tutti concorrano.
Avatar di ROIA99 ROIA99
7 Giu 2009 - 15:50
Caro *#2 zioclaus* ...e chi ha il diritto ed il potere si definire il limite,di dichiarare"massima"la spinta,o troppo al limite?Chi,in base a quale teoria di parte,ha il diritto di imporre di aiutare gli altri?A mio avviso,la risposta ad entrambe le domande e':nessuno,per nessun motivo.Non credo nella politica etica,se non altro perche'storicamente si e'rivelata letale.Credo invece nell'individualismo inteso come il Diritto civile individuale inalienabile.Che contempla gia' in se',oltre che il rispetto dell'individuo che lo pretende,anche il rispetto di tutti gli altri individui.Dunque,che nessuno abbia il diritto di nuocere in qualsivoglia modo agli altri.Questo anche nell'economia,nel rispetto del pianeta,etc.Le leggi che l'uomo deve derivarne sono tutte quelle che proteggono tutti dalle violazioni perpetrate dai singoli nei confronti dei singoli.Il resto e'patto sociale.Che deve essere consenziente almeno a maggioranza.Che pero',se viene violato da una delle parti,decade.
Avatar di ROIA99 ROIA99
7 Giu 2009 - 15:50
Caro *#2 zioclaus* ...e chi ha il diritto ed il potere si definire il limite,di dichiarare"massima"la spinta,o troppo al limite?Chi,in base a quale teoria di parte,ha il diritto di imporre di aiutare gli altri?A mio avviso,la risposta ad entrambe le domande e':nessuno,per nessun motivo.Non credo nella politica etica,se non altro perche'storicamente si e'rivelata letale.Credo invece nell'individualismo inteso come il Diritto civile individuale inalienabile.Che contempla gia' in se',oltre che il rispetto dell'individuo che lo pretende,anche il rispetto di tutti gli altri individui.Dunque,che nessuno abbia il diritto di nuocere in qualsivoglia modo agli altri.Questo anche nell'economia,nel rispetto del pianeta,etc.Le leggi che l'uomo deve derivarne sono tutte quelle che proteggono tutti dalle violazioni perpetrate dai singoli nei confronti dei singoli.Il resto e'patto sociale.Che deve essere consenziente almeno a maggioranza.Che pero',se viene violato da una delle parti,decade.
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7 Giu 2009 - 15:50
Caro *#2 zioclaus* ...e chi ha il diritto ed il potere si definire il limite,di dichiarare"massima"la spinta,o troppo al limite?Chi,in base a quale teoria di parte,ha il diritto di imporre di aiutare gli altri?A mio avviso,la risposta ad entrambe le domande e':nessuno,per nessun motivo.Non credo nella politica etica,se non altro perche'storicamente si e'rivelata letale.Credo invece nell'individualismo inteso come il Diritto civile individuale inalienabile.Che contempla gia' in se',oltre che il rispetto dell'individuo che lo pretende,anche il rispetto di tutti gli altri individui.Dunque,che nessuno abbia il diritto di nuocere in qualsivoglia modo agli altri.Questo anche nell'economia,nel rispetto del pianeta,etc.Le leggi che l'uomo deve derivarne sono tutte quelle che proteggono tutti dalle violazioni perpetrate dai singoli nei confronti dei singoli.Il resto e'patto sociale.Che deve essere consenziente almeno a maggioranza.Che pero',se viene violato da una delle parti,decade.
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7 Giu 2009 - 22:12
Cara #6 Sylvia, sei tu che per prima hai parlato di idea che si è spinta troppo in là: ".La cultura del 'branco innanzitutto' si e' spinta troppo in la'.Viola le leggi di Natura.Ha tirato troppo la corda." Io ho risposto dicendo che secondo me anche la cultura dell'individualismo si è spinta troppo in là. Quello che dici tu sui diritti dell'uomo e sull'implicito rispetto verso tutti gli uomini è molto bello, ma credo che ci siano lampanti dimostrazioni in tutto il mondo che non è così che funziona l'idea di individualismo attuale: non mi dire che le disuguaglianze economiche sono il risultato del fatto che il patto sociale è decaduto causa la violazione di una delle due parti (ovvero i più deboli e gli sfruttati)!
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7 Giu 2009 - 22:12
Cara #6 Sylvia, sei tu che per prima hai parlato di idea che si è spinta troppo in là: ".La cultura del 'branco innanzitutto' si e' spinta troppo in la'.Viola le leggi di Natura.Ha tirato troppo la corda." Io ho risposto dicendo che secondo me anche la cultura dell'individualismo si è spinta troppo in là. Quello che dici tu sui diritti dell'uomo e sull'implicito rispetto verso tutti gli uomini è molto bello, ma credo che ci siano lampanti dimostrazioni in tutto il mondo che non è così che funziona l'idea di individualismo attuale: non mi dire che le disuguaglianze economiche sono il risultato del fatto che il patto sociale è decaduto causa la violazione di una delle due parti (ovvero i più deboli e gli sfruttati)!
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Cara #6 Sylvia, sei tu che per prima hai parlato di idea che si è spinta troppo in là: ".La cultura del 'branco innanzitutto' si e' spinta troppo in la'.Viola le leggi di Natura.Ha tirato troppo la corda." Io ho risposto dicendo che secondo me anche la cultura dell'individualismo si è spinta troppo in là. Quello che dici tu sui diritti dell'uomo e sull'implicito rispetto verso tutti gli uomini è molto bello, ma credo che ci siano lampanti dimostrazioni in tutto il mondo che non è così che funziona l'idea di individualismo attuale: non mi dire che le disuguaglianze economiche sono il risultato del fatto che il patto sociale è decaduto causa la violazione di una delle due parti (ovvero i più deboli e gli sfruttati)!
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