"Confindustria ci accusa ingiustamente. Nei servizi salari già sopra i nove euro"

La vicepresidente di Confcommercio: «Bonomi insiste, non conosce il nostro contratto». E sul rinnovo: «Incomprensibile la chiusura dei sindacati»

"Confindustria ci accusa ingiustamente. Nei servizi salari già sopra i nove euro"
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Donatella Prampolini, vicepresidente Confcommercio, il presidente di Confindustria Bonomi vi accusa di non rispettare il salario minimo.

«È una polemica che ha stancato. Dobbiamo proprio recapitargli una copia del nostro contratto per dimostrargli che nel nostro settore siamo abbondantemente sopra la soglia dei 9 euro l’ora. Meno dell’1% dei dipendenti riceve paghe inferiori di pochi centesimi».

Dunque, non cambiate idea?

«Riteniamo che il salario minimo debba essere dettato dai contratti siglati dalle associazioni di categoria e dai sindacati maggiormente rappresentativi. È una questione di qualità dei contratti».

Confindustria, invece, intende siglare un patto con i sindacati per organizzare le trattative sui rinnovi contrattuali. Cosa ne pensate?

«A noi piacerebbe davvero che con i sindacati si potesse parlare in maniera serena e anche produttiva, ma la nostra trattativa è stata caratterizzata da una mancanza di dialogo, nel senso che non si è entrati nel merito. Se si fissano regole di trasparenza, devono valere sempre».

Lei ha lamentato la resistenza del sindacato verso alcune vostre richieste tra cui quella di una maggiore flessibilità.

«Dal punto di vista del sindacato c’è stata una chiusura a priori. Si voleva discutere solo di parte economica, ma noi l’anno scorso abbiamo concordato un una tantum che è stata elargita in gennaio e marzo di quest’anno e già stiamo pagando un anticipo sui futuri aumenti contrattuali da aprile 2023».

Qual è il problema?

«Nel corso degli anni il commercio, i servizi ma anche il turismo si sono evoluti e i contratti devono sempre recepire i cambiamenti del mercato. In secondo luogo, se non facciamo manutenzione del contratto, sarà più facile siglare contratti in dumping».

Che spiegazione si è data dell’impasse?

«La mia impressione è che questa rigidità da parte dei sindacati (il più intransigente è la Cgil, ndr) sia funzionale a una battaglia più ampia che prevede la proclamazione di scioperi nei vari settori. Questa chiusura a priori credo non abbia nessun’altra spiegazione. C’è probabilmente un input dall’alto a rompere».

Quindi una strumentalizzazione politica?

«Penso di sì».

Lei si era espressa favorevolmente nei confronti del taglio del cuneo e dell’abbassamento dell’Irpef. Qual è il giudizio sulla manovra?

«È positivo che le risorse siano state concentrate su poche misure per aumentare il potere d’acquisto alle famiglie. Il nostro giudizio non è negativo ma ci aspettavamo qualcosa in più sulla defiscalizzazione degli aumenti contrattuali e del welfare aziendale. Secondo noi non peserebbe sulla finanza pubblica, ma probabilmente la Ragioneria dello Stato è di diverso avviso».

In conclusione,

pensate di poter recuperare il rapporto con Confindustria?

«Siamo allineati su molte battaglie. L’attuale polemica è fuori luogo. Ma forse Bonomi se la prende con noi per spostare l’attenzione dai malesseri interni».

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