Davanti alla settimana corta chissà cosa avrebbe detto l'indimenticato Mino Reitano che cantava “Io lavoro ogni giorno”. L’impostazione del lavoro potrebbe infatti subire un cambiamento epocale proprio a partire dal numero dei giorni lavorati. Già applicata in paesi come Giappone e Nuova Zelanda, anche in Italia si sperimenta la riduzione da 5 a 4 giorni lavorativi. Il 53% dei direttori del personale, in un’intervista dell’Associazione italiana direttori del personale (Aidp) si dichiara favorevole alla riduzione del tempo dedicato al lavoro, mentre il restante 40% lo è solo in parte, infine il 6% si dichiara contrario. Diversi i punti pro e contro di questo possibile cambiamento italiano, primo tra tutti l’opportunità di avere una migliore conciliazione vita-lavoro, contro la difficoltà a livello organizzativo per le imprese. La situazione in Italia è variabile, diverse aziende, come Intesa Sanpaolo, sono in fase di sperimentazione. Proponiamo quindi un’analisi dei punti favorevoli e contrari della tanto dibattuta “settimana corta”.
Rebus salario, mantenerlo o ridurlo?
Il salario, si sa, è una delle tematiche principali quando si parla di lavoro. Il 26% degli intervistati Adip sostiene che la settimana corta si possa introdurre a parità di salario. Al contrario, l’8% dei manager intervistati sostiene che sarebbe necessaria la riduzione dello stipendio proporzionandolo alle giornate lavorative. Il fattore salario rischia di essere un grande aspetto divisivo. Ovviamente dipenderà anche dalle ore di lavoro svolte.
Più flessibilità o meno controllo?
Certamente i dipendenti avrebbero una maggiore flessibilità e questo risulterebbe attrattivo verso lavoratori giovani, dando a tutti l’opportunità di gestirsi al meglio tra lavoro e vita privata. Un gesto di fiducia che, psicologicamente parlando, risulta positivo agli occhi del dipendente che si approccia all’azienda. Questo, però, implicherebbe meno controlli da parte delle aziende e potrebbero avere a disposizione il dipendente per soli quattro giorni al posto di cinque.
Riduzione dei costi, ma non sempre applicabile
Le aziende avrebbero meno costi da sostenere come, per esempio, un buono pasto in meno alla settimana oppure le spese di gestione dell’ufficio verrebbero ridotte notevolmente. Dall’altra parte è importante sottolineare che non tutti i luoghi di lavoro si prestano a questo modello. Ci sono realtà lavorative dove la produzione non può fermarsi per un’intera giornata oppure dove c’è bisogno di una reperibilità continua. Si potrebbe quindi pensare a turnazioni che consentano una copertura completa ma è un’opzione da valutare singolarmente.
La situazione in Italia
In Italia si sta sperimentando questa nuova modalità di lavoro. Intesa Sanpaolo ha iniziato a gennaio e da poco ha esteso la settimana corta anche al comparto assicurativo.
Spesso aziende con respiro internazionale sono più portate alla sperimentazione, come la multinazionale Mondelez International, che controlla i marchi Oro Saiwa, Oreo, Toblerone, Milka, Fattoria Osella, Sottilette e Philadelphia, che ha avviato la sperimentazione di un anno riducendo a quattro giorni lavorativi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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