Benedetto XVI ha dato nel corso della sua lunga carriera di studioso e pontefice una delle più importanti definizioni di ciò che è da definire "finanza etica" o "sostenibile". Noto per l'erudizione teologica e per l'attenzione ai valori non negoziabili di stampo cattolico, Joseph Ratzinger ha però avuto anche una grande focalizzazione, nel suo approccio dottrinale e intellettuale, sul rapporto tra Fede e Ragione e sulle ricadute concrete dell'etica. Non poteva dunque, nella produzione di un Papa che era stato lo stratega del pontificato di Giovanni Paolo II e si era confrontato prima col comunismo declinante e poi con la globalizzazione tracotante, mancare una riflessione sui rapporti economici, la dialettica tra umanità e sistemi produttivi.
La "Caritas in veritate", la summa del pensiero economico di Ratzinger
L'enclica Caritas in veritate del 2009, in quest'ottica, traccia un solco profondissimo sul tema della finanza etica. Per Benedetto XVI non c'è finanza senza etica tout court. "Rispondere alle esigenze morali più profonde della persona ha anche importanti e benefiche ricadute sul piano economico", scriveva allora il Papa. "L'economia infatti ha bisogno dell'etica per il suo corretto funzionamento; non di un'etica qualsiasi, bensì di un'etica amica della persona".
L'economia e la finanza avrebbero dovuto focalizzarsi sulla valorizzazione dell'umano, del lavoro, della dignità della persona, rifiutando il profitto fine a sé stesso. "Occorre adoperarsi — l'osservazione è qui essenziale! — non solamente perché nascano settori o segmenti «etici» dell'economia o della finanza, ma perché l'intera economia e l'intera finanza siano etiche e lo siano non per un'etichettatura dall'esterno, ma per il rispetto di esigenze intrinseche alla loro stessa natura. Parla con chiarezza, a questo riguardo, la dottrina sociale della Chiesa, che ricorda come l'economia, con tutte le sue branche, sia un settore dell'attività umana".
Ratzinger e lo sviluppo umano integrale
Attestazione ambiziosa, quella del pontefice tedesco. Cosa è da definire come "non etico"? Per Benedetto XVI la risposta è chiara: l'utilizzo di metodi di produzione, industriali o finanziari, che cagionino lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo; il profitto finalizzato non al bene sociale ma a un'accumulazione priva di discernimento nella direzione della Carità, più alta delle virtù teologali secondo il Papa-filosofo.
La Caritas in veritate affonda le proprie radici nello sviluppo della dottrina della Chiesa sull'economia avviato da Papa Paolo VI con la pubblicazione della Populorum Progressio, scritta immediatamente dopo la conclusione del Concilio Vaticano II, in cui il pontefice bresciano sottolineava che “lo sviluppo non si riduce alla semplice crescita economica. Per essere autentico sviluppo, deve essere integrale, il che vuol dire volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo. Ciò che conta per noi è l’uomo, ogni uomo, ogni gruppo d’uomini, fino a comprendere l’umanità intera”.
Il "Nuovo umanesimo" come antidoto alla Grande Recessione
Da qui emerge la volontà di Benedetto XVI di coniugare quello che definisce "Nuovo umanesimo" con la visione di Montini sullo sviluppo integrale. Ratzinger riprende un pensiero economico che in campo cattolico era emerso fin dai tempi di San Benedetto e San Francesco sul valore umano del lavoro e l'inscindibilità di etica ed economia che vincola la dimensione antropologica a quella teologica nello scrutinio dei problemi che l’umanità si trova ad affrontare.
Ratzinger, va ricordato, scrive quando nel mondo è ancora vivo il ricordo e attiva l'onda lunga della Grande Recessione del 2007-2008 e afferma che la finanza deve mettersi al servizio dell'economia in quanto costrutto funzionale alla società degli umani e dunque all'avanzata armoniosa di ciò che è, come l'uomo, “ad immagine di Dio” (Gn 1,27). La dottrina sociale diventa in Ratzinger Stella Polare per la costruzione di proposte a tutto campo per risolvere le gravi crisi sociali, come successo in Italia dopo la Seconda guerra mondiale con la precipitazione di concetti ecumenici e socialmente inclusivi di stampo cattolico nella Costituzione attraverso l'esperienza del Codice di Camaldoli e di intellettuali come Giorgio La Pira, Aldo Moro e Sergio Paronetto.
La lettura del pensiero economico di Ratzinger di Sapelli e Draghi
Secondo lo storico ed economista Giulio Sapelli la Caritas in veritate "è animata da un vero e proprio atto d’accusa contro l’accumulazione capitalistica e il profitto fine a sè stesso".
La Caritas in veritate fu inoltre commentata sulle colonne dell'Osservatore Romano da un recensore d'eccezione, l'allora governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, che sulle colonne della testata della Santa Sede scrisse che "se l’autonomia della disciplina economica implica l’indifferenza all’etica, si spinge l’uomo ad abusare dello strumento economico; se non è più mezzo per il raggiungimento del fine ultimo – il bene comune – il profitto rischia di generare povertà”.
La lezione del 1985 di Ratzinger
L'enciclica rappresentò il punto di arrivo di una serie di lunghe riflessioni da parte di Ratzinger, sia nelle vesti di teologo che in quelle di pontefice. Nel 1985, Ratzinger tenne, da cardinale, una lezione dal titolo Oltre il liberismo e il comunismo: per un’idea europea dell’economia, ripresa di recente nella pubblicazione La vera Europa. Identità e Missione, edita da Cantagalli. Allora, Ratzinger affermò che "oggi più che mai risulta chiaro come lo sviluppo dell’economia mondiale sia collegato pure con la crescita della comunità mondiale, dell’intera famiglia umana e come il coinvolgimento delle forze spirituali nell’economia sia fondamentale per la crescita della comunità mondiale. Anche le energie spirituali sono un fattore economico: le regole del mercato funzionano solo se esiste un consenso morale di fondo che le sostiene".
Ratzinger introdusse inoltre il tema - fondamentale - dello sviluppo sostenibile ricordando che "la disparità economica tra Nord e Sud dell’emisfero terrestre costituisce una minaccia sempre più grave per la conservazione stessa della famiglia umana; alla lunga potrebbe derivarne una minaccia alla continuità della nostra storia non inferiore a quella che deriva dagli arsenali militari con cui l’Est e l’Ovest si contrappongono". Parole importanti ora più che mai sensate dopo che, al superamento dei trent'anni di globalizzazione, le disparità economiche sono entrate pervicacemente nell'agenda delle priorità delle stesse nazioni più sviluppate. Allora, come in seguito da Papa, il futuro Benedetto XVI lesse con forza i segni dei tempi.
E la sua etica sulla finanza "sostenibile" e al servizio dell'uomo resta una pietra miliare nella definizione di ciò che può esser considerato funzionale alla costruzione di uno sviluppo integrale capace di evitare distorsioni come quelle del modello attualmente vigente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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