Ebbene sì, è un momento d'oro per Marco Mengoni. Ha (ri)vinto Sanremo, ha (ri)fatto bella figura all'Eurovision Song Contest, ha un tour da tris (stadi, Circo Massimo a Roma e poi Europa) e ora è pure «soddisfatto» del nuovo disco, che, detto per inciso, è il terzo in un anno e mezzo alla faccia di chi pubblica solo un brano ogni tanto. «È stato un disco interrotto più volte perché sono andato al Festival e poi a Liverpool», ha spiegato ieri con una serenità che raramente ha mostrato in pubblico. Insomma, il terzo capitolo della sua trilogia esce il 26 maggio, si intitola Materia (Prisma) e colpisce per la produzione centratissima, con suoni pieni e molto attuali, e per l'equilibrio dei brani che camminano senza imbarazzi sul filo dell'intrattenimento puro (ad esempio il feat con Elodie in Pazza musica) e delle riflessioni sociologiche (The Damned of the Earth) fino all'autoanalisi più candida e convincente (Appunto 5: Non sono questo).
Ma perché Prisma?
«Perché mi sento come un prisma che filtra una sola luce bianca e poi ci trova miliardi di colori».
Con Pazza musica si iscrive alla gara del tormentone 2023.
«Diciamo che andiamo contro i ritmi sudamericani prendendo spunto dalle mie influenze preferite, che sono quelle afroamericane».
Pezzo vincente.
«Pensavo da tempo di collaborare con Elodie. È arrivata l'occasione giusta e gliel'ho proposto».
The Damned of the Earth resterà nella storia di Mengoni.
«È nato dopo che ho letto il libro di uno psichiatra antropologo, Frantz Fanon. Mi ha colpito molto la sua riflessione sul fatto che si debba avere un modo diverso nell'approcciare persone che vengono da percorsi diversi».
All'Eurovision è arrivato sul palco con la bandiera arcobaleno e il tricolore italiano.
«Un palco così importante arriva a tantissime persone e ho voluto mettere in chiaro come la penso. Sull'argomento condivisione sento in giro pensieri divisivi che non voglio osteggiare a prescindere ma soprattutto capire».
Qualcuno parla di «fascismo quotidiano».
«La parola fascismo non la voglio neanche nominare».
Mengoni è sempre più ragionevole.
«Sarà che dedico un'ora o due alla settimana a pensare ai miei pensieri».
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