Un milione e 300mila morti, come i residenti dellintera città di Milano, di cui buona parte sterminati ad Auschwitz e Birkenau le cui dimensioni, 175 ettari, sono pari a quelle del quartiere di Milano 3. Sono i numeri delleccidio degli ebrei sotto il nazismo, che il presidente della Provincia, Guido Podestà, ha voluto commemorare insieme a 600 studenti di 22 scuole superiori (17 di Milano e cinque dellhinterland). Insieme ai ragazzi e allassessore provinciale allIstruzione, Marina Lazzati, Podestà è salito sul «Treno per Auschwitz», partito mercoledì dal binario 21. Proprio quello da cui furono ammassati nei carri bestiame buona parte dei 40mila italiani spediti nei campi di sterminio dal 1943 al 1945. E ieri Podestà ha fatto visita ai due lager, dove sono presenti le foto di 40mila ebrei sterminati durante la soluzione finale. «I loro occhi è come se ci fissassero ancora oggi - ha sottolineato il presidente -. E quello che impressiona di più è che tutto ciò è accaduto in un Paese civile come la Germania che allinizio del secolo scorso contava poeti, filosofi e artisti come pochi altri. Eppure qui è stata programmata scientificamente la scomparsa di un popolo, quello ebraico».
E ha aggiunto Podestà: «In tutto il secolo scorso 50 milioni di persone sono state uccise e private di una tomba. Non cè stata solo la Shoah, ma anche lo sterminio degli Armeni, la Bosnia-Erzegovina e il Ruanda. La memoria non deve avere buchi, tutti i morti sono uguali». Due dunque le proposte del presidente: «Dallanno prossimo il Treno della memoria raggiungerà anche altre destinazioni come le foibe e la risiera di San Sabba. Inoltre, proporrò ai docenti di inserire nei programmi di storia anche tutti gli eccidi della seconda metà del secolo scorso. Non occorrono nuovi libri di testo, con Internet è molto più semplice, ed è possibile anche trovare il materiale per raccontare lo stesso avvenimento sotto quattro punti di vista». Anche se per Podestà la lezione di Auschwitz non è solo storica. «È nelle piccole cose di tutti i giorni che dobbiamo insegnare ai nostri ragazzi il rispetto del diverso. Quando entra in classe lo studente più debole, perché timido o disabile, può scattare il bullismo che schiaccia o lattenzione per laltro. La degenerazione incomincia anche da queste scelte, decisive per la storia dell'umanità»".
Daccordo con questo punto di vista i ragazzi che hanno partecipato al viaggio. Come Marco Ferretti, dellItis Galilei, per il quale «sono tanti gli ambienti in cui quello che abbiamo visto oggi continua a manifestarsi. Basta andare allo stadio per rendersene conto, trovandosi circondati dalle svastiche tatuate con cui si presentano gli ultras delle tifoserie organizzate». O come Emanuele Manfrè del liceo Carducci, secondo cui «il male da cui è nato il nazismo cè in ogni uomo e ciascuno può decidere se combatterlo oppure no». Come ha ricordato infine lassessore Lazzati, «i giovani sono il nostro presente ed è quindi a loro che dobbiamo rivolgerci per scongiurare che le terribili tragedie del passato, come quella della Shoah, possano ripresentarsi nel futuro.
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