La Liguria acquista defibrillatori e pacemaker ma i cardiologi protestano: sono troppo vecchi

Da un lato c'è la Regione Liguria che esulta, che si vanta di aver risparmiato 7,2 milioni di euro nell'acquisto di pacemaker e defibrillatori. Dall’altro ci sono i cardiologi che insorgono, perché quei dispositivi sono obsoleti, con sei 6 anni di vita. Dunque non all'altezza delle esigenze dei malati, privi delle tecnologie di ultima generazione che permettono di migliorare la qualità di vita dei cardiopatici. Si può riassumere così il «pasticciaccio brutto» che sta rendendo torbide le acque a Genova e dintorni, che sta tenendo alto il tono della polemica al punto di sfociare nel caso nazionale: il 23 marzo in Parlamento è stata presentata una interrogazione bipartisan al ministro della Salute per accertare se «vi sia la lesione dei diritti dei pazienti». Ogni sei mesi arrivano nuovi prodotti frutto della ricerca e la Liguria ha pensato bene di stringere i cordoni della borsa, di giocare al ribasso guardando al più conveniente passato, nonostante nel bando di gara ci fosse scritto che la qualità dovesse venire prima del prezzo. «È come comprare una macchina senza airbag, significa dare per scontato che la semplice prestazione sia sufficiente, che gli accessori non servano. Ed è un grave errore», stigmatizza Massimo Santini, presidente dell'associazione mondiale di aritmologia. «La ricerca - precisa - ha fatto passi da gigante in questi anni. Senza chiamare in causa la concorrenza, la stessa azienda che si è aggiudicata la maggior parte dei lotti ha in catalogo una serie di apparecchi che ci avvertono in tempo reale sulle condizioni del paziente. Sono controllabili per via telefonica o tramite internet e ci consentono di capire quando è opportuno intervenire per evitare il ricovero. Questo risparmio in corso d'opera, chiamiamolo così, ammortizza e spesso cancella la spesa iniziale». Peggio, Santini preconizza un duplice rischio collegato al comportamento della Regione: i malati potrebbero decidere di migrare verso strutture di altre regioni, per esempio la vicina Lombardia «dove queste limitazioni non esistono». E i cardiologi liguri, potendo operare solo con defibrillatori e pacemaker datati, rischiano di non soddisfare le emergenze.

Sulla stessa linea si pone Gianni Spinella, presidente di Conacuore, il coordinamento di 123 associazioni italiane di cardiopatici: «Risparmiare sulla salute può essere giusto, a condizione che sia eticamente sostenibile, a parità o quasi di offerta tecnologica o funzionale».

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