«La Lombardia ha diritto a più poteri »

Giannino della Frattina

da Milano

«Il federalismo? Una sfida e una grande proposta politica lanciata dal centrodestra. Ma soprattutto un’opportunità che il Paese non può perdere. Le Regioni hanno il dovere di chiedere più poteri e più soldi allo Stato per rendere protagonisti i cittadini, le scuole, gli ospedali, le botteghe artigiane».
Governatore Formigoni, ieri Umberto Bossi a Venezia ha parlato di una grande rivoluzione che parte dalle Regioni, dal Veneto, dalla Lombardia.
«Un’occasione virtuosa che la Casa delle libertà non può sprecare. Governiamo in Lombardia e da qui è partito il nostro progetto, la nostra richiesta di più libertà e più autonomia».
Senza rischio di una secessione di fatto?
«Semplicemente chiediamo di applicare la riforma del Titolo V, quella voluta dal centrosinistra nel 2001. Vogliamo poter mettere mano a quello che sappiamo fare meglio dello Stato».
In concreto?
«In tema di ambiente la Lombardia è l’unica regione ad avere rapporti diretti con l’Europa, siamo gli unici ad avere un piano regionale per l’energia, abbiamo applicato la riforma Moratti della scuola abbinando la cultura classica alle abilità tecniche e scientifiche».
I lombardi cosa ci guadagnano?
«Aria più pulita, energia a costi più bassi. Una giustizia più veloce se riusciremo a ottenere la competenza sui giudici di pace, una sanità migliore se potremo pagare i medici e gli infermieri più bravi».
Ci rimetteranno le regioni povere.
«No. Ognuno potrà chiedere competenze nei campi in cui si sente in grado di far meglio dello Stato. Il turismo, il patrimonio culturale, l’agricoltura, l’edilizia pubblica e residenziale».
Ovviamente ci vogliono i soldi.
«Oltre all’affidamento delle competenze è indispensabile il federalismo fiscale. Del resto già previsto dall’articolo 119».
Ognuno si tiene le sue tasse.
«È giusto che la Lombardia, prima regione nell’economia del Paese e dunque prima contribuente, in rapporto al numero degli abitanti sia al dodicesimo posto per chilometri di ferrovie e autostrade?».
Per approvare il tutto ci vuole una maggioranza qualificata in Parlamento, quindi il via libera del centrosinistra.
«La giunta in Lombardia ha già approvato il documento di indirizzo e dal consiglio regionale arrivano segnali positivi da Ds e Margherita. A opporsi sono, come sempre, le ali estreme».
A Roma servirà un appello.
«Il centrodestra è molto coeso sulla mia proposta. Chiederemo alla maggioranza di rinunciare a una contrapposizione di bandiera per poter ragionare sulle cose».
Come li convincerete?
«Il centralismo, utile in una fase storica, poi ha fatto molto male. Sia al Nord che al Sud. Non perdiamo questa occasione di rendere concreto ciò di cui si parla da almeno quindici anni e che rischia di rimanere ancora una volta sulla carta».
Una strada non certo semplice.
«Credo che per l’Italia sia arrivato il momento di un bipolarismo in cui i due schieramenti sappiano rimanere separati con programmi ben definiti, ma siano anche capaci di collaborare su progetti condivisi».


Si parte dal federalismo di rito lombardo?
«Tutti devono capire quanto sia importante dar più autonomia ai cittadini. L’importante è non passare da una burocrazia statale a una burocrazia regionale».
Non finirà così?
«Noi vogliamo solo più potere per poter dare più risposte».

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