da Milano
La sconfitta oltre ogni previsione di Anna Finocchiaro (30,3%) candidata alla presidenza della Regione Sicilia (vince Raffaele Lombardo con il 65,3%) apre adesso la fase della resa dei conti dentro il Pd, dove tutti riconoscono senza tentennamenti la sconfitta, giocando a scaricabarile sulle responsabilità. Walter Veltroni sembra svegliarsi all'improvviso e scoprire la questione siciliana, visto che, secondo il racconto della Finocchiaro, «è rimasto molto colpito dal risultato elettorale e ritiene che occorra rafforzare la struttura del Pd con nuove forze». Per uno degli esponenti della «vecchia guardia» Ds, Antonello Cracolici, rieletto all'Ars, il risultato elettorale «è stato uno tsunami», mentre per il segretario regionale, nuovo deputato nazionale, Francantonio Genovese «bisogna fare un'analisi dei risultati, anche in vista delle amministrative di giugno». Nessuno dei due pensa di mettersi da parte, come chiedono invece il neo deputato Pino Apprendi e lex parlamentare Franco Piro. La stessa candidata Pd parla di «netta sconfitta», e individua «nella mancanza di passione» in alcuni pezzi del suo partito una delle cause. E aggiunge: «Se potessi tornare indietro rafforzerei le liste». Trovandosi così d'accordo con il capolista aggiunto all'ultimo momento, Beppe Lumia per il quale proprio la composizione delle liste è stata sbagliata. Una sconfitta resa ancora più grave dalla non elezione di Rita Borsellino (lista Arcobaleno al 4,8%) che la volta precedente arrivò, contro Cuffaro, al 41%, 11 punti in più della Finocchiaro. Ma nuovi problemi possono nascere dalle dimissioni di Anna Finocchiaro, che potrebbe (vorrebbe?) optare per il Senato, dove è stata eletta in Emilia. La legge però non è chiara, perché non specifica chi debba subentrare. I giuristi sono già al lavoro e una delle ipotesi possibili è che il seggio tocchi a Sonia Alfano, candidata delle liste degli Amici di Grillo, con più voti, 2,4% , tra le liste minori. Lalto numero di voti fa saltare le previsioni di legge: con il voto massiccio ottenuto al centrodestra toccano 61 seggi - 35 al Pdl, 15 al Mpa e 11 allUdc -, solo 19 al Pd.
E se dentro la coalizione perdente inizia subito la verifica anche in previsione delle prossime amministrative per 8 province e 140 comuni, dentro il Pdl sembrano riaprirsi i contenziosi che hanno preceduto la scelta di Lombardo a candidato presidente. L'alto numero di voti all'Udc di Cuffaro che arriva al 12% preoccupa i vertici di Forza Italia. La somma dei voti delle varie liste di Mpa e Udc arriva al 34,6%, mentre il Pdl è al 33,5%. Adesso per il presidente Lombardo inizia una delle fasi più complesse, quella della formazione della giunta. La notte della vittoria ha raggiunto Palermo per ringraziare gli amici, e nel seggio elettorale ha trovato innanzitutto Totò Cuffaro. Poi è stato raggiunto da Saverio Romano, segretario regionale Udc e quindi da Francesco Musotto. Dal resto del Pdl solo messaggi telefonici. «Vorrei fare una giunta di alto livello e di garanzia per la legalità, in stile Sarkozy e con almeno quattro donne su 12». E già le prime indiscrezioni: si parla di tre magistrati, Massimo Russo, ex-presidente dell'Anm di Palermo e Giovanni Ilarda, sostituto procuratore generale e di Agata Consoli, capolista dell'Udc, che ha preso però soltanto 488 voti. Dovrebbe andare al governo anche Antonello Antinoro, più votato dell'Udc con 27.792 voti. Antinoro rinunzierebbe così al seggio di senatore ottenuto con Cuffaro, lasciando il posto allArs al primo dei non eletti, Totò Cintola, politico di antico corso del Psdi nella prima Repubblica.
Nel primo giorno da eletto Raffaele Lombardo ha scelto di rimanere nella sua città, a Catania, tra incontri con i suoi elettori e interviste, nelle quali ha voluto lanciare un messaggio ai siciliani per tranquillizzarli nei confronti della Lega Nord: «Siamo in ottimi rapporti perché siamo entrambi federalisti». E ribadire che un esponente del suo partito sarà ministro, come da accordi. Arriverà a Palermo oggi, ma per l'insediamento a Palazzo d'Orléans serve ancora qualche giorno.
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