Lorenzo vola, Rossi non c’è Mai visto un Dottore così

EstorilAveva previsto una gara difficile, sapeva che, questa volta, Jorge Lorenzo sarebbe stato imbattibile, ma nemmeno Valentino Rossi si aspettava di chiudere il Gp al quarto posto, staccato di oltre 23 secondi: una paga memorabile, per un campione del suo livello. «Poche volte - ammette - sono stato così in difficoltà nella mia carriera. Mi viene in mente la gara del Qatar del 2008 (finì quinto, staccato di 13 secondi da Stoner, ndr), e qui, per la verità, ero in difficoltà anche l'anno scorso: riuscii a salire sul podio solo grazie alla caduta di Dovizioso».
Raramente, per non dire mai, però, si era visto un Rossi così poco efficace, mai in gara dal primo all'ultimo giro, sempre in affanno e all'inseguimento non solo di Lorenzo, ma anche di Stoner e Pedrosa, che l’hanno preceduto al traguardo. Una fatica a guidare assolutamente inusuale, che però ha una spiegazione tecnica: «Abbiamo iniziato le prove con uno svantaggio di tre, quattro decimi al giro e ce lo siamo portati dietro fino alla gara. Abbiamo sbagliato la messa a punto: la gomma posteriore, identica a quella dei miei avversari, si è scaldata troppo e così non avevo più aderenza nel momento di massima piega. Non è stato un problema della copertura, ma di bilanciamento della moto che l’ha fatta lavorare nella maniera sbagliata».
Così, dopo aver provato in qualche modo a rimanere attaccato al podio nei primi giri, Valentino ha dovuto arrendersi all’evidenza, pensando soltanto a portare a casa più punti possibile: «Salire sul podio sarebbe stato meglio per tanti motivi, non solo perché avrei conquistato tre punti in più. Ma a Indianapolis, dove ero caduto, era andata molto peggio: bisogna accontentarsi».
In un Gp stile F1, quindi noiosissimo, con le posizioni cristallizzate e grandi distacchi tra un pilota e l’altro, il primo posto dell’extraterrestre Lorenzo non è mai stato in discussione. Anche perché, a differenza del solito, Jorge è riuscito a partire bene dalla pole position, impiegando solo un paio di curve per liberarsi di Daniel Pedrosa, scattato puntualmente al comando. Con in testa un bel casco bianco e nero, celebrativo di quello utilizzato da Armstrong per lo sbarco sulla Luna quarant'anni fa, lo spagnolo della Yamaha ha subito impresso un ritmo insostenibile alla corsa, trionfando così per la quarta volta in questa stagione.
«È stato un fine settimana perfetto - racconta il suo successo -: sono stato subito veloce fin da venerdì. Insomma, ero fiducioso, ma non mi aspettavo di vincere così facilmente e, soprattutto, non pensavo che Valentino sarebbe stato tanto in difficoltà».
Un successo importantissimo, che rende ancora più incerto il finale di stagione, perché il vantaggio di Rossi si è ridotto da 25 a 18 punti. «Ma la pressione è tutta su di lui - prosegue Lorenzo con la tattica adottata fin dall’inizio della stagione -: è lui il pilota che deve vincere il mondiale, non certo io. Per questo posso affrontare le ultime tre gare con estrema tranquillità: a me va benissimo anche il secondo posto».
Una bugia, è chiaro, perché è normale - e giusto - che, a questo punto della stagione, Jorge ci pensi eccome al titolo. Recuperare diciotto punti a un pilota come Rossi è sicuramente tutt’altro che semplice, ma lo spagnolo in cuor suo sogna un’impresa che sarebbe straordinaria. In crescita costante dall’inizio della stagione, sempre molto competitivo (è il solo pilota che è partito in prima fila in tutti i 14 Gp fin qui disputati), Lorenzo sta confermando un grandissimo talento e un carattere straordinario.

Sotto quest’ultimo aspetto, sicuramente l’avversario più ostico che Rossi abbia mai incornato nella sua carriera, perché nonostante le batoste subite a ripetizione a metà stagione, Jorge è sempre stato capace di riprendersi, di tornare a infastidire il più blasonato compagno di squadra. Un male per Valentino, un bene per il finale del campionato.

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