É dovuto intervenire il presidente della federcalcio Giancarlo Abete. Ha infatti convocato le parti in causa, sindacato calciatori e lega professionisti, inchiodandoli a una trattativa senza soste per arrivare all'accordo. I motivi della rottura sono noti. Meno noti alcuni episodi che hanno finito con il logorare i rapporti umani e personali tra le due delegazioni. Beretta, presidente della lega a stipendio, invece di trattare in prima persona ha preferito mettersi nelle mani di Claudio Lotito, presidente della Lazio e del suo legale. E così la coppia lo ha trascinato verso la rottura. Che viene condivisa da alcuni presidenti ma solo se il risultato finale sarà diverso dallo sciopero.
A provocare un incidente diplomatico tra le due parti è stato poi un episodio passato fin qui sotto silenzio ma che ha molto irritato i rappresentanti del sindacato, in particolare il vice-presidente Grosso. Quest'ultimo si è mosso per tempo, imbarcandosi su un volo da Genova in modo da essere puntuale con la convocazione in federcalcio fissata per le ore 11. Bene: Lotito e il suo legale, che sono residenti a Roma, si sono invece presentati con 80 minuti di ritardo, alle 12.20 invece che alle 11 del mattino. E il presidente della federcalcio Abete ha avuto il suo bel da fare nel tentativo, riuscito, di fermare la delegazione dell'Aic che voleva rientrare in sede e mandare deserta la riunione.
Se dovesse fallire l'operazione con Lotito, Beretta sarà costretto a fare marcia indietro e a convocare altri esperti che al momento sono rimasti fuori dalla mischia.
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