Tony Damascelli
nostro inviato a Torino
Che ci fa un barese sul bob? Cose che capitano alle Olimpiadi. Cose che non si potevano immaginare. Uno pensa al mare, al Salento o al Gargano, uno pensa alle orecchiette con le cime di rape. Non certo a una macchina che scende nel ghiaccio a centoquaranta allora. Allora? Allora Luca Ottolino è il ragazzo di Bari, universitario prossimo alla laurea, due esami e sarà farmacista. Altro colpo di scena: bob e medicinali, forse per darsi una regolata, due gocce di tavor e si è tranquilli. Negativo. Luca Ottolino ha ventisette anni, è un barese di quelli veri e seri, niente folklore, un po di sana esuberanza, niente fidanzata fissa, laurea in arrivo secondo araldica di famiglia. Sua madre, Grazia, è titolare di una farmacia in pieno centro cittadino, suo padre, Sabino, è docente universitario della stessa materia, i nonni, materni e paterni, guarda un po la vita come è varia, farmacisti pure loro. Dopo le prime due manche (guida il tedesco Lange come da pronostico) è decimo con Italia 2. E con i compagni Tosini, De Sanctis e Morbidelli.
A un certo punto Luca Ottolino deve aver capito che oltre il veramon, la citrosodina e gli scaffali ci doveva essere qualcosa. Lha trovato grazie a un amico di famiglia, Marco Vignola, il barese benestante che, tradito dallo staff azzurro, ha traslocato in Polonia, mancando di una curva la qualificazione olimpica. Dunque Vignola ha presentato il bob a Ottolino ed è nato il grande amore, a Cortina. Un nuovo amore, perché Luca, da bambino, perdeva le giornate con i robot. Grazia, la madre, gli dedica questo ricordo: «Gig Robot era il preferito. Un giorno, a conferma della sua generosità, Luca regalò al cuginetto Chicco il suo robot più bello. Chicco aveva appena perso la madre, Luca capì che doveva accarezzarlo. Luca è fatto così, tenace e volitivo. Suo fratello Gaetano è stato campione di mountain bike, abbiamo la casa piena di coppe e trofei. Luca ha scelto prima il pallone, è tifoso della Juventus».
Grazia e Sabino non lo danno a vedere ma ogni volta che Luca entra nel bob la loro corsa è uguale a quella del figlio. «Lho sentito al telefono, è sereno. Io anche. Almeno cerco di esserlo. Ma non abbiamo bisogno di tranquillanti». Se fosse per la famiglia Ottolino la farmacia non farebbe affari.
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