Sarkozy parla di un rischio esplosione dell'Europa, gli osservatori internazionali vedono un potenziale fallimento della moneta unica, la riforma dei trattati a 27 è saltata per il veto della Gran Bretagna ed è nata l’Europa a 17+ sei paesi non-Eurozona che hanno già accettato (Polonia, Danimarca, Lituania, Lettonia, Bulgaria e Romania).
Tutto questo non lascia presagire nulla di buono per l'Unione europea, ma in questo momento c'è un Paese che non vede l'ora di entrarci. E' la Croazia, che dal primo luglio 2013 diventerà il 28esimo Stato membro dell'Ue, sempre che nel frattempo qualche paese non decida di defilarsi. I leader dell’Ue ieri hanno firmato a Bruxelles il trattato di adesione.
"È un giorno storico, siete calorosamente benvenuti nella famiglia europea", ha commentato il presidente dell’Ue, Herman Van Rompuy nell’accogliere la seconda repubblica ex jugoslava dopo la Slovenia, entrata nel 2004. "Stiamo finalmente varcando la soglia della nostra casa europea", ha affermato il premier di Zagabria, Jadranska Kosor, sottolineando come le riforme intraprese dal suo Paese siano "irreversibili".
Tuttavia è presto per esultare. A distanza di sei anni dall’inizio dei negoziati di adesione, la Croazia non è arrivata ancora alla fine del percorso di avvicinamento all’Unione. Inoltre l'unità all'interno dell'Ue sembra una chimera e prima del suo effettivo ingresso la Croazia dovrà espletare un iter burocratico e saranno necessarie ulteriori riforme su cui vigilerà la Commissione europea.
Come se non bastasse, all'inizio del 2012 nel paese croato si terrà un referendum confermativo.
Per il Paese balcanico di quattro milioni di abitanti l’ingresso nell’Ue arriverà a 20 anni dall’indipendenza dalla Jugoslavia ma anche in una fase difficile per l’economia con la disoccupazione al 17%. Insomma, da qui al primo luglio del 2013 la strada per la Croazia e per l'Unione europea è tutta in salita.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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