Catania, il bunker che resiste e ora si attovaglia a cena

Il pg Zuccaro raduna le "sue" toghe e blinda la Apostolico che adesso detta legge sui migranti con Acagnino e Cupri

Catania, il bunker che resiste e ora si attovaglia a cena
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Una bella cena di pesce, domenica sera, in un ristorante sulle pendici dell'Etna, alla vigilia della cerimonia di insediamento a Catania del nuovo procuratore generale, Carmelo Zuccaro: lo stesso che fino al giorno prima era procuratore della Repubblica. Ieri, a margine della sua investitura, Zuccaro ha avuto parole forti in difesa di Iolanda Apostolico, la giudice catanese finita al centro delle polemiche prima per la sua sentenza pro-migranti, poi per i video dei suoi cortei contro il governo. «Non posso approvare il linciaggio di un magistrato che ha fatto il proprio dovere», dice Zuccaro. Applausi.

Tra i partecipanti all'insediamento, un piccolo gruppetto si era visto la sera prima a cena. Una tavolata trasversale, dove sarebbe interessante sapere se si è parlato più del menu, dell'estate che non finisce, o del ruolo cruciale che Catania ha assunto nelle vicende giudiziarie del paese. A capotavola il festeggiato, il pg Zuccaro. Accanto a lui Giovanni Salvi, leader storico di Magistratura democratica, che fu suo predecessore alla procura di Catania e gli passò il testimone nel 2016 per sbarcare a Roma. Con loro Marco Bisogni, per anni anche lui in procura a Catania, oggi membro del Consiglio superiore della magistratura, grande elettore di Zuccaro per la promozione a procuratore generale. Con loro il giudice Sebastiano Mignemi, presidente della sezione penale del tribunale, dichiaratamente progressista, autore di importanti sentenze a favore delle Ong. E poi due signore: una è Agata Santonocito, attuale reggente della procura catanese, assai vicina a Zuccaro; l'altra è Marisa Acagnino, di cui i giornali hanno parlato molto in questi giorni.

La Acagnino è giudice civile, lavora al settore immigrazione insieme a Iolanda Apostolico, con lei condivide la vicinanza a Magistratura democratica, gli attacchi pubblici al governo Meloni, le sentenze che rifiutano di applicare i decreti del centrodestra e liberano i migranti. Quello che si ritrova attovagliato (pubblicamente e legittimamente) è dunque un gruppo di magistrati accomunati dalla linea antigovernativa sul tema degli sbarchi. E, qualunque sia stato l'argomento della serata, il livello dei commensali conferma la centralità che l'«affare Catania» sta assumendo sia nei rapporti tra giustizia e politica, sia negli equilibri interni alla magistratura. Specie in vista della nomina da parte del Csm del successore di Zuccaro alla guida della procura della Repubblica.

L'unica cosa certa è che nei cinque anni sotto la guida di Salvi la procura di Catania ha maturato un imprinting apertamente critico verso i governi di centrodestra; Zuccaro - che di suo sarebbe un moderato - non ha cambiato rotta, e l'appoggio pubblico espresso ieri alla Apostolico lo incasella di diritto tra gli anti-Meloni. A incarnare la continuità della linea antigovernativa si candida Sebastiano Ardita, ex membro del Csm, amico e poi nemico di Piercamillo Davigo, ma la sua candidatura potrebbe andare a cozzare contro l'ingresso in campo di un rivale autorevole come Paolo Ielo, procuratore aggiunto a Roma, senza tessera di corrente.

Grandi manovre sono in corso per garantire la sopravvivenza del ridotto di Catania, nuova trincea del «resistere, resistere, resistere» contro i governi di centrodestra. Manovre che tengono anche conto di quanto, nel palazzaccio di piazza Verga, avviene al piano di sotto alla Procura, nel tribunale retto da Francesco Mannino. Anche Mannino sulla carta è un moderato, ma è un moderato reso debole dal suo coinvolgimento nelle chat di Luca Palamara. Mannino venne beccato nelle chat non solo a auto-sponsorizzarsi con Palamara ma anche a premere sul potente ex segretario dell'Associazione nazionale magistrati per promozioni e bocciature. Finì sotto procedimento al Csm, venne salvato anche dal voto delle sinistre. Da quel momento ha consentito che la sezione immigrazione del tribunale diventasse una roccaforte delle «toghe rosse» come la Apostolico e la Acagnino.

Riceviamo e pubblichiamo

"Il Consigliere del CSM dott. Marco Bisogni, il Procuratore Generale di Catania, dott. Carmelo Zuccaro e il Procuratore FF di Catania, dott.ssa Agata Santonocito non hanno partecipato alla cena alle pendici dell’Etna su cui si fonda l’articolo. Pertanto, tutte le ricostruzioni oggetto dell'articolo sono mere illazioni frutto dell'inventiva del giornalista, poiché è semplicemente falso che il dott. Bisogni, il dott. Zuccaro e la dott.ssa Santonocito siano stati a cena, insieme ai commensali indicati nell’articolo, nella giornata di domenica scorsa, o in qualsiasi altra occasione.

Marco Bisogni
Agata Santonocito
Carmelo Zuccaro

La risposta del giornalista Luca Fazzo

La cena di domenica sera, alla vigilia dell’ insediamento del procuratore generale Carmelo Zuccaro, è avvenuta.

Ricostruire l’elenco dei partecipanti, tra cui diversi esponenti di Magistratura democratica a partire dall’ex procuratore Giovanni Salvi, non è stato facile. Prendiamo atto che tre dei magistrati da noi indicati non erano presenti

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