Maratona rossiniana per la prima di Santa Cecilia

Il «Guillaume Tell» nella versione francese è il primo titolo della stagione sinfonica dell'istituzione capitolina. A febbraio la Emi pubblicherà la registrazione del concerto dedicato a una delle opere più lunghe mai scritte. Sul podio Antonio Pappano

Il sovrintendente Bruno Cagli è uscito dall'apnea appena due giorni fa quando gli hanno comunicato che il numero degli abbonamenti per la nuova stagione dell'Accademia nazionale di Santa Cecilia di Roma ha superato quello dell'anno scorso. «Era un traguardo davvero ambizioso, vista la crisi - commenta Cagli -. Averlo raggiunto significa che stiamo lavorando bene». E che la squadra di Santa Cecilia si sia data da fare lo dimostra anche il programma della nuova stagione: ricco di sfide e di prestigiosi interpreti. A iniziare dal suo direttore musicale Antonio Pappano. Che sabato salirà sul podio della sala Santa Cecilia dell'Auditorium capitolino per dirigere una nuova versione del «Guillaume Tell» di Gioacchino Rossini. Un'opera certamente meritevole della massima attenzione da parte delle istituzioni musicali, ma di difficile esecuzione vista la sua impressionante mole. Già tre anni fa il «rossiniano» Cagli (che ha diretto la fondazione dedicata al maestro marchigiano per 37 anni) era riuscito a convincere il maestro Pappano a proporla al pubblico romano. Questa volta la partitura seguirà l'edizione francese («più fluida e musicale», ricorda Cagli) e subirà meno tagli della precedente edizione. Le quasi quattro ore di concerto verranno anche registrate per una delle prossime uscite in cd Emi. Secondo Bellini il «Guillaume Tell» è «la nostra Bibbia». Donizetti si mostra ancora più entusiasta: «Tre atti sono sicuramente di mano di Rossini, ma il secondo l'ha composto Dio in persona». Anche Pappano si considera ormai un rossiniano convinto e dell'opera in questione dice: «È un mostruoso motore di energia». Se qualcuno prova a chiedergli quando affronterà l'integrale di questo kolossal appartenente al genere musicale della Grand-Opéra, Pappano si fa scuro in volto. L'integrale è «impossibile» se non in sala di incisione. E più gli viene chiesta e più si convince della necessità dei tagli. Come quello del celebre balletto che l'Accademia di Santa Cecilia riproporrà isolato più avanti nel corso della stagione. «Bisogna esaltare tutte le gemme musicali che quest'opera ci offre, non nasconderle in una maratona estenuante di oltre cinque ore che non farebbe bene a nessuno» ricorda Cagli. Aspettando il debutto di sabato, Cagli elenca i successi di una stagione quasi irripetibile coronata da una serie di incisioni prestigiose per la Emi. Tra queste anche la «Madama Butterfly» e il «Requiem» di Verdi. «All'inizio del prossimo anno - ricorda ancora il presidente dell'istituzione musicale capitolina - usciranno poi la Seconda sinfonia di Rachmaninov, lo «Stabat Mater» di Pergolesi e appunto il «Guillaume Tell» diretto da Pappano.

Un direttore coccolatissimo da Cagli ma anche molto ricercato all'estero. Continuano a fioccare proposte per lui. Cagli però puntualizza: «Ha un contratto che lo lega a noi fino al 2013. E speriamo di trattenerlo anche di più».

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