da Capri
Zone d'ombra. Una frase che Martina Stella, ospite di Capri Hollywood cita spesso raccontando i numerosi personaggi interpretati in questi ultimi mesi di carriera spinta al massimo. Frase strana, bizzarra per una ragazza di 22 anni che da sei bazzica il mondo del cinema e della fiction e per questo sembra molto più grande della sua età. In realtà l'unica vera zona d'ombra nella vita di Martina è ancora Lapo Elkan. Quando le si chiede se a un anno dalla fine della loro storia d'amore, proprio mentre era sul set di La freccia nera, ha più sentito l'erede Fiat, Martina trattiene a stento le lacrime. Dice: «Si è già scritto tanto e a sproposito su questa vicenda. Preferirei non rispondere».
Spiega di essere una ragazza timida e insicura, fragile e piena di paure. Sarà. Quando si affronta l'argomento professione però va a mille, snocciolando i tanti progetti realizzati e che vedremo tra poco. Sintetizzando: in febbraio su Raiuno uno al fianco Di Vittoria Puccini e Chiara Conti sarà tra le protagoniste della miniserie Le Ragazze di San Frediano, tratta da Pratolini e diretta da Vittorio Sindoni. Nello stesso periodo, per Canale 5, la vedremo in L'amore e la guerra, altra miniserie diretta da Giacomo Campiotti nella quale è una ragazza in trincea durante la prima guerra mondiale. Per il cinema invece è nel cast di K il bandito, del regista argentino Martin Donovan, mentre in primavera, su Canale 5, la vedremo ancora protagonista di La ragazza del Piper, diretto da Enrico Vanzina: «Non è la storia di Patty Pravo da giovane - precisa Martina -; nel film sono semplicemente Milena, una ventenne di provincia che si trova a cantare una sera nel mitico locale romano. Non avrei mai avuto il coraggio di vestire i panni di un mito della canzone italiana».
Molti impegni, dunque. E altri progetti ad un passo dal contratto. Ma lavorare cosi tanto non la spaventa? «Si. E infatti ci sono dei giorni in cui vorrei fare un biglietto di sola andata per la Papuasia. Alla mia età gestire tanti impegni e tutta questa popolarità è difficile. Ma poi, siccome amo il mio lavoro, resisto. Grazie soprattutto alla gioia di vivere».
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