Medusa punta sui dvd made in Italy fra thriller, amori tormentati e il '68

In uscita, il '68 riletto da Placido. Thriller con colpi di scena per La doppia ora. Storia di un amore lesbico nella Sicilia metà 800 raccontata da Viola di Mare

Medusa punta sui dvd made in Italy 
fra thriller, amori tormentati e il '68

Medusa Home Entertainment punta sull'Italia distribuendo tre titoli che, per motivi diversi, meritano, senza dubbio, di essere acquistati. Il primo di questi è Viola di mare, seconda pellicola girata da Donatella Maiorca e tratta dal romanzo «Minchia di Re» di Giacomo Pilati. Al centro di una vicenda ambientata su un'isola siciliana della seconda metà dell'800, sono due donne, Angela e Sara, che vedono la loro amicizia dell'infanzia trasformarsi in vero amore. Immaginare le conseguenze di una simile relazione proiettate all'interno di un ambiente maschilista, rituale e tradizionalista può essere materia facile; prevedibile è la soluzione che cuore di mamma inventa per aiutare la figlia vessata dal padre violento. Angela diventerà, infatti, Angelo ma senza operazioni chirurgiche. Basta un prete con i sensi di colpa che modifica il certificato di nascita perchè il tutto diventi tragicomicamente realtà. Una storia non comune ma che appassiona grazie anche alle interpretazioni convincenti della «mascolina» Valeria Solarino e di Isabella Ragonese. Certo, non tutta la sceneggiatura funziona alla perfezione (soprattutto nella seconda parte) ma questo è un titolo da recuperare. Tra gli extra, oltre al trailer, Dietro le Quinte e scene tagliate (tutto sommato, non influenti per una maggior comprensione del film).
Il secondo titolo Medusa è La doppia ora, thriller firmato da Giuseppe Capotondi ed interpretato da Ksenia Rappoport e dal solito bravissimo Filippo Timi. Film molto particolare ed inusuale, per certi versi, ha come protagonista una cameriera di un hotel, Sonia, nativa di Lubiana. Durante uno speed date conosce Guido, un ex poliziotto vedovo attualmente impiegato come guardiano di una villa. Guido è un «veterano» di questi incontri ma quando incontra Sonia si vede stranamente attratto da questa figura apparentemente banale. Si fida a tal punto da invitarla dentro la villa e, guarda caso, proprio quel giorno i due vengono aggrediti da una banda di ladri che svuota l'abitazione. Un bandito vuole violentare la ragazza ma Guido reagirà. Raccontare il seguito vorrebbe dire svelare i colpi di scena che sono la cosa più interessante della pellicola. Il meccanismo che è valso una menzione al Premio Solinas è tanto delicato da suscitare reazioni, spesso opposte, in chi ha visto il film. Tra gli extra, il backstage e le scene tagliate (dove appare la figura del padre di lui).
Certamente più conosciuto, per i dibattiti che ha provocato anche sui giornali, è Il grande sogno, la pellicola diretta da un Michele Placido che racconta se stesso e la sua gioventù ai tempi del '68. Prova a farlo senza dare apparentemente giudizi anche se non si fa fatica a capire verso chi indirizza la sua simpatia. Al centro del racconto è Nicola (Scamarcio) un poliziotto che vorrebbe diventare attore di teatro. Viene infiltrato all'interno di una università per conoscere e controllare da vicino le persone che fanno parte del movimento studentesco il cui leader è Libero (Argentero). Qui, finirà non solo per innamorarsi di Laura (la Placido) ma per solidarizzare anche con un mondo che gli sembrava lontano dal suo modo di essere pur senza comprenderlo fino in fondo. Come detto, risulta difficile riuscire a descrivere un pezzo della propria vita con distacco; il rischio di fagocitare il racconto è ben presente e Placido vi cade in più di un momento. In fondo, più che del grande sogno si parla di libertà e pulsioni sessuali che non fanno distinzioni di ceto sociale.

Da seguire, in ogni caso, il backstage con i protagonisti che, a turno, si confrontano (per averlo vissuto o, per motivi anagrafici, sentito parlare) con il '68 e quello che ha rappresentato.
E se avete nostalgia per un prodotto non made in Italy allora recuperate Basta che funzioni che ci regala un Woody Allen (dietro macchina da presa) tornato ai suoi livelli di ispirazione.

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