Per festeggiare il centenario della nascita dellarte metafisica, il Palazzo delle Esposizioni rende omaggio a uno dei più importanti fotografi italiani con la mostra «Mimmo Jodice», curata da Ida Gianelli e Daniela Lancioni. Fino all11 luglio si potranno ammirare 180 immagini in bianco e nero, realizzate tra il 1964 e il 2009, che parlano un loro linguaggio artistico, non così lontano dalla pittura metafisica di De Chirico, al quale è dedicata in contemporanea una grande mostra antologica. Jodice, nato a Napoli nel 34, è proprio dalla sua città che trae spunto per sperimentare tecniche diverse e trasfigurare luoghi familiari, come si vede nella sezione «Ricerche e sperimentazioni», relativa agli anni '60. Ed è sempre a Napoli che compie indagini socio-antropologiche sulla vita quotidiana, sulla religione e la cultura popolare. Ricerche che poi estende ad altre città del Meridione, affrontando temi come il lavoro, la sanità, lemarginazione e la reclusione. Le sue fotografie «Sociali» non si collocano però nel quadro del reportage tradizionale. Più che allazione o allevento in corso, è allo scenario che Jodice punta il suo obiettivo, sublimando maschere e gesti rituali. Più che raccontare una storia, tende a organizzare il campo visivo e a studiare il valore simbolico della luce e degli spazi nei quali si muovono i personaggi. A partire dalla fine degli anni 70 le storie e le figure umane escono di scena e nelle fotografie resta soltanto la città vuota come metafisico contenitore, come si vede nelle «Vedute di Napoli». Alcuni particolari più o meno noti del paesaggio partenopeo sono resi in modo spiazzante, con immagini che assumono lefficacia di icone. In «Rivisitazioni» giunge a cogliere il dato surreale della vita di tutti i giorni. Il percorso della mostra prosegue con una selezione dei suoi scatti più celebri, tratti dal ciclo «Mediterraneo», dedicato a diversi siti archeologici e avviato a partire dal 1986. Vi compaiono particolari di antiche sculture, pitture e architetture, che mostrano una loro magica vitalità. La successiva tappa della mostra è rappresentata da una selezione di foto tratte dal ciclo intitolato «Eden»: guanti, manichini, utensili, oggetti apparentemente familiari e innocui, come li definisce lautore, che assumono fattezze quasi umane, dotate di unambiguità misteriosa.
Il "Mare" è il soggetto di un'altra sezione comprendente opere realizzate a partire dagli anni novanta. Spiagge, isolotti, scogli, sono sempre osservati, o meglio contemplati, dalla riva e resi come immagini atemporali.Orari: dalle 10 alle 20; venerdì e sabato dalle 10 alle 22,30; lunedì chiuso
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.