"Mi ha fatto la paternale". La confessione di Mascia

Il figlio del fornaio spiega gelidamente perché ha ucciso l'ucraino: "È la legge della strada"

"Mi ha fatto la paternale". La confessione di Mascia
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Sarà sentito probabilmente già stamattina dal gip nel carcere di San Vittore Raffaele Mascia, il 21enne fermato lunedì sera dagli investigatori della squadra mobile in piazza Venino - proprio davanti al commissariato di Porta Genova dove, pare, stesse per andare a costituirsi - per l'omicidio dell'ucraino Ivan Disar, 49 anni e il ferimento del connazionale 26enne Pavel Kioresko ai quali ha sparato sabato pomeriggio all'interno del negozio del padre, un piccolo fornaio in piazzale Gambara. Davanti al pm Carlo Parodi il ragazzo, seppur informalmente, per il momento non ha negato le sue responsabilità. «Ci è sembrato molto lucido, consapevole di quanto ha fatto, non era disperato per la tragedia causata e non è sembrato pentito. Inoltre, nonostante abbia due precedenti per spaccio di hashish, siamo quasi sicuri fosse sotto l'effetto di stupefacenti al momento dell'omicidio e tanto meno che fosse ubriaco: ci ha fatto una sommaria ma molto lineare ricostruzione dell'accaduto» spiegano il dirigente della Mobile e il suo vice, Alfonso Iadevaia e Domenico Balsamo.

Il ventunenne avrebbe fatto capire di aver reagito a una provocazione, ad alcune frasi un po' polemiche pronunciate da Ivan Disar, amico del padre e consapevole dei grattacapi che il figlio gli aveva causato negli anni. Raffaele Mascia infatti si sarebbe sentito toccato nel vivo quando l'ucraino gli ha fatto una sorta di paternale, invitandolo a lasciarsi alla spalle una vita sbandata e ad andare a lavorare con lui. E appesantendo un clima già un po' frizzante visto che la vittima aveva bevuto già qualche birra. A quel punto Mascia sarebbe andato nel soppalco dietro la panetteria in cui a volte trascorreva le notti e sarebbe tornato indietro armato. Esattamente sessanta secondi dopo, le telecamere installate nel cortile del condominio, con traccia audio video, registrano i colpi di pistola, almeno sei. Quattro che uccidono Ivan e gli altri due che feriscono Pavel Kioresko.

«È la legge della strada», avrebbe tagliato corto davanti agli investigatori il 21enne. Spiegando anche in questo modo - lui, boxeur e già appassionato di arti marziali - la ragione per cui nel soppalco teneva uno storditore elettrico e una katana. E la pistola? Non l'aveva con sé e non ha dato indicazioni per indirizzare le ricerche. «Non vi dirò mai che fine ha fatto, ma non verrà mai ritrovata» ha dichiarato secco e definitivo il giovane.

Figlio naturale del fornaio 72enne di piazzale Gambara che lo ha avuto da un'unione precedente al matrimonio, Raffaele Mascia ha avuto una vita sregolata anche per ragioni legate alle sue origini e a una madre sembra molto assente

nel suo ruolo genitoriale. È stato arrestato per spaccio di hashish da minorenne e mandato in una comunità, da cui sarebbe scappato più di una volta. Poi un altro arresto da maggiorenne, circa un anno fa, sempre per droga.

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