Migliaia di sbarchi e 35 dispersi, solo l’Onu non vede l’emergenza

A Lampedusa ieri altri 1623 arrivi. Barcone affonda, ricerche in mare La portavoce del Commissariato rifugiati imperturbabile: tutto gestibile

Migliaia di sbarchi e 35 dispersi, solo l’Onu non vede l’emergenza

Non fosse una tragedia sarebbe una comica. Da un mese ormai una marea umana fuori controllo tracima dai confini libici. Da quasi tre settimane le acque tra Lampedusa e le coste meridionali della Tunisia sono teatro di una diaspora disperata. A diffondere le cifre di quest’esodo devastante ci pensano gli stessi uffici dell’Alto Commissariato per i Rifugiati. Stando all’agenzia dell’Onu gli sfollati transitati dalla frontiera tunisina superano ormai quota 150mila, mentre quelli diretti in Egitto sono oltre 110mila. Con il propagarsi di questo tsunami della disperazione si moltiplicano gli sbarchi a Lampedusa. Dall’inizio della crisi libica il centro di accoglienza dell’isola, strutturato per allestire non più di 800 ospiti, gestisce oltre 2700 immigrati, tanto che si comincia a ipotizzare di allestire una tendopoli. Solo ieri sono approdati sull'isola altri 23 barconi, per un totale di 1.623 persone, tra le quali sei donne e sei bambini. Solo ieri nel Canale di Sicilia sono affogati 35 migranti travolti dai flutti dopo il naufragio di una carretta con 40 persone a bordo. E davanti al porto di Augusta sosta affiancata dalle nostre motovedette una nave con 1800 maghrebini partita dal porto libico di Misurata.

Eppure questi dati, forniti dall’Onu e dalle nostre autorità, non scalfiscono le granitiche certezze di Laura Boldrini, portavoce nostrana dell’Alto Commissariato per Rifugiati. Da un mese la signora Boldrini redarguisce infastidita chiunque tiri un parallelo tra l’esodo libico e l’intensificazione degli approdi a Lampedusa. A dar retta alla signora tra quei due fenomeni non vi è nessuna relazione, nessun rapporto di causa ed effetto. La moltiplicazione degli arrivi a Lampedusa, sostiene la Boldrini, non ha nulla a che spartire con la crisi umanitaria al confine libico documentata dalla sua stessa organizzazione. E chiunque osi pensarlo è semplicemente irresponsabile. «Basta allarmismi», tuona indignata davanti alla Commissione Diritti Umani del Senato. «Il numero degli arrivi a Lampedusa è – ripete ad ogni pié sospinto - una situazione assolutamente gestibile». Non paga invita tutti ad «abbassare i toni» perché 6.500 persone – ammonisce - «non sono un'emergenza».

Il concetto è chiaro. Ci stiamo tutti sbagliando. Stiamo tutti impazzendo. Stiamo tutti prendendo lucciole per lanterne. Primo fra tutti chi scrive. Fantasticavo qualche settimana fa quando cercavo di non calpestare i poveracci accampati per chilometri sull’asfalto del confine libico-tunisino. Vaneggiavo qualche giorno fa quando al confine libico-egiziano mi destreggiavo tra distese di umani accampati tra coperte ed escrementi. Sbagliavo quando pensavo che potessero arrivare al nostro confine. Sbagliavo quando scommettevo che presto sarebbero caduti nelle mani dei trafficanti di uomini. Sbagliavo quando ipotizzavo che perso il lavoro in Libia sarebbero venuti a cercarlo da noi. Tutte fiabe, tutte fole, tutte allucinazioni frutto di allarmate fantasie. La verità la conosce solo Laura Boldrini.

Date retta a lei, quei poveracci, fuggiti da Tripoli, sognano solo di tornarsene a casa propria. Sognano solo di rimetter piede in quelle lande desolate da cui sono già scappati per cercare fortuna in Libia. E insinuare che possano sognare l’Italia e l’Europa è solo un’infondata supposizione. Una fola frutto della nostra fantasia malata. Come lo sono i 23 barconi approdati a Lampedusa. Come lo sono i 35 cadaveri divorati dai pesci. Come lo sono i 1800 maghrebini parcheggiati sulla bagnarola al largo di Augusta.

Sono solo illusioni, fastidiose fantasie, irreali preoccupazioni. Così irreali che forse potremmo persino far a meno di Laura Boldrini. Tanto in Italia gli immigrati mica vengono. E se arrivano è solo perché han sbagliato strada.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica