Milano e quell’arte di distruggere le imprese

Si muore di tasse. Il governo pensa alla ripresa e alle liberalizzazioni. Ma non si rende conto che il nostro non è un paese a misura di impresa

Di tasse si muore. Il governo giustamente si occupa della ripresa economica. Procede con le liberalizzazioni e tra pochi giorni con le semplificazioni. A parole la politica è sempre alla ricerca della ricetta giusta per dare una mano alle nostre piccole imprese per continuare a creare occupazione, reddito. Ma non si rende conto che il nostro non è un paese a misura di impresa che immancabilmente è considerata una pecora da tosare. Il caso milanese è eclatante, ma ovviamente non unico. Con una semplice delibera comunale sono stati aumentati fino al 1800 per cento i costi di occupazione del suolo pubblico. La facciamo semplice: tutte le imprese edili che dovranno scaricare i calcinacci o montare una gru, o tutti i traslocatori che dovranno montare le piattaforme per trasportare i mobili sono da oggi praticamente fuori mercato. Il costo della nuova gabella spesso è superiore al lavoro che debbono fare al proprio cliente. Un trasloco o un’impresa edile che abbia un affare da svolgere nelle vie centrali di Milano avrà un costo anche di 7.000 euro per operazione.

A questi signori importerà poco uno sconto sui taxi o una farmacia in più. Questi signori sono fregati. Lavoro in meno e indirettamente tasse talmente alte che non verranno mai pagate. Gli americani la chiamano curva di Laffer. La fine dell’impresa.

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