Bene, bravi, bis! A Lando Buzzanca che ha mostrato un volto sconosciuto di se; a Nicola Porro come intervistatore; a Edoardo Sylos Labini che non è solo un attore (è in tournée con «Nerone»), ma anche un intellettuale che dà nuova aria di cultura in una Milano un po' «seduta». Anche per questo sostiene talenti artistici emergenti e ieri sera ha inaugurato «Manzonicultura», un modo per portare il dibattito e le grandi interviste in teatro. La prossima volta toccherà a Massimo Fini e a Pietrangelo Buttafuoco (il 15 dicembre). Poi seguiranno Carla Fracci, Fedele Confalonieri, Barbara d'Urso.
Sul palco del Manzoni di cui è presidente onorario Valda Foscale, accompagnati dalle musiche di Antonello Aprea, si sono susseguiti spezzoni di film e programmi tv del grande Gerlando Buzzanca (questo è il suo vero nome) che a 79 anni ha retto alla grande due ore di «interrogatorio» del vice direttore de Il Giornale , Nicola Porro, conduttore di Virus su Rai2. Oltre cento film alle spalle, sceneggiati e varietà, Buzzanca è un gigante dello spettacolo italiano. Chi non si ricorda il tormentone «Mi vien che ridere...» in un simpatico duetto con Delia Scala in Signore e signora . Buzzanca si trasferì dalla Sicilia a Roma a 18 anni per iscriversi all'Accademia d'arte drammatica e da 55 anni è sposato con la deliziosa signora Lucia.
Per i primi due anni e mezzo rimase disoccupato e ha ammesso di aver persino pensato di rubare le monetine dalla Fontana di Trevi. Viveva in una piccola stanza con il mito di Vittorio Gassman e Salvo Randone. Fu il loro incoraggiamento a dargli la forza di resistere «perché di comparse si muore». Divorzio all'italiana di Pietro Germi fu il film che lo lanciò e da allora Lando lavorò con i più grandi: Elio Petri, Steno, Lattuada... «Sono contento di essere tornato su questo palco: mi mancava». Simbolo del maschio italiano? «È una leggenda. Innanzitutto perché sono le donne che scelgono l'uomo e poi perché quello che è importante è l'umanità».
Nella sua carriera Lando ha lavorato con le più belle e bravi attrici italiane, ma quando disse a suo padre che voleva fare l'attore gli arrivò una sberla. «Faceva il proiezionista e l'addetto alle luci in teatro e conosceva l'altra faccia di quel mondo superficiale». Nelle domande di Porro c'è stato anche spazio per la politica: «Mi sono sempre considerato di destra e questo negli anni '70 mi è costato in termini di spazi e considerazione. Ora destra e sinistra non vogliono dire più niente».
A fine serata Sylos Labini ha dato spazio a un parterre d'eccezione.
Fra gli altri la soubrette Katia Noventa, Cristina Albertini, la scrittrice Cris Dubini, l'architetto Marco Albini che firmò la Mm1 di cui ricorrono i 50 anni dell'apertura proprio in questi giorni. Un gesto di solidarietà ha portato Buzzanca a farsi fotografare con un ragazzino portatore di handicap, prima di andare a cena. Anche questa è sensibilità.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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