"Città spenta e violenta. E non voglio più vedere barriere per i disabili"

Bernardo ora punge l'avversario nel vivo: "Nella mia Milano tutti potranno muoversi"

"Città spenta e violenta. E non voglio più vedere barriere per i disabili"

Una Milano senza più barriere, una Milano inclusiva non solo a parole, una Milano da «riaccendere».

Il candidato sindaco del centrodestra Luca Bernardo punge nel vivo l'avversario Beppe Sala, che anche su questo ha deluso: non è riuscito a garantire la sicurezza dovuta - in periferia ma non solo - e non ha costruito una città davvero inclusiva, se non a parole, come dimostrano le barriere architettoniche che ancora persistono nei suoi spazi pubblici. Per «Peba onlus», come ha raccontato ieri il Giornale, restano 3 su 4 di quelle che erano state censite 6 anni fa, al tempo della candidatura vincente all'Expo e del primo Piano per l'eliminazione delle barriere architettoniche. «Barriere? è una parola che non deve più esistere - ha detto Bernardo - Tutti nella nostra Milano devono poter muoversi, lavorare, vivere». Anche da medico ha capito il significato che assumono quegli ostacoli, che oltretutto non sono solo residui del passato, come dimostrano certi lavori pubblici recenti o la ciclabile di Porta Venezia, dove i posti per disabili sono stati piazzati fra la corsia pedonale e quella carrabile. «È umanamente inaccettabile - dice Bernardo commentando questa situazione generale - Cambieremo anche questo. E come ho sempre dimostrato, le mie promesse sono certezza».

Ieri mattina Bernardo era al teatro «Petruzzelli» di Bari, per la «festa della Ripartenza», l'evento organizzato da Nicola Porro con imprenditori e manager, personalità della cultura, volti dello spettacolo e politici. C'era anche il candidato del centrodestra a Torino, Paolo Damilano, e c'era lui, il primario del Fatebenefratelli, solo apparentemente lontano: non solo per la grande comunità dei pugliesi che ha notato e apprezzato, ma per le riflessioni sulla città. «Milano dovrà ascoltare le persone deboli - ha detto - ma anche occuparsi di sicurezza del lavoro e sicurezza nelle strade». «Milano - ha aggiunto - è una città difficile dove c'è un alto rischio di vandalismo, abuso e violenza. Non può più essere così. Non sarò io a fare, ma faremo insieme: perché Milano è una città spenta che va riaccesa». «Residenti, commercianti, imprenditori, lavoratori - ha scritto sul suo profilo - sono la nostra bussola e non possiamo fare senza di loro. C'è tanto da fare per garantire più sicurezza, più decoro urbano, maggiore efficienza nel trasposto pubblico e lotta al vandalismo. Dobbiamo immaginare una produttività seria e concreta che tuteli l'ambiente e la salute ma i progetti vanno disegnati insieme. «Da un po' non siamo più attrattivi, non ci sono investimenti sul lavoro e sulla dignità della persona.

Io faccio il medico ma dirigendo un reparto sono anche manager perché devo organizzare, prendere decisioni e fare scelte. Su una cosa ho sempre le idee chiare: chi è più debole non va lasciato solo». Nessuno deve avere paura a Milano, nessun milanese deve trovare muri o barriere davanti a sé.

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