«Ci scusiamo per il disagio. Aspettiamo qualche giorno per l'apertura di un nuovo conto corrente bancario presso un'altra banca». L'avviso si trova sulla home page ddel sito di Abspp-Odv, la «Associazione benefica di solidarietà con il Popolo palestinese», controversa sigla che ha sedi a Genova, Milano (in via Venini) e a Roma, e si propone «di perseguire esclusivamente fini di solidarietà sociale consistenti nella promozione e tutela dei diritti civili e politici del popolo palestinese».
L'associazione ha da poco subìto il blocco del conto da parte della banca (Unicredit) e anche la segnalazione all'Unità di informazione finanziaria.
Ne ha dato conto ieri «La Repubblica», spiegando che le misure sarebbero state adottate per «una serie di attività sospette». Secondo indiscrezioni raccolte dal quotidiano - che ieri titolava «Finanzia Hamas Bloccati i conti a una onlus genovese» - questi movimenti di denaro sarebbero stati diretti verso i territori palestinesi, e non si tratterebbe solo dei progetti di beneficenza che risultano nel sito ufficiale della onlus.
Il presidente dell'associazione è l'architetto Mohammad Hannoun, vecchia conoscenza per Milano e non solo. Come presidente dell'associazione palestinesi d'Italia, Hannoun è già apparso diverse volte sotto i riflettori, per iniziative e circostanze a dir poco discutibili. Già nel 2009 era comparso nelle cronache per la vicenda della famosa preghiera islamica sul sagrato del Duomo. E nel dicembre 2017 era fra gli animatori più accesi di una serie di discussi cortei pro Palestina (in realtà anti-Israele), fra cui il famoso sit-in in piazza Cavour in cui vennero scanditi anche cori jihadisti e antisemiti, tanto che alcuni giorni dopo - viste le reazioni - firmò una lettera di scuse indirizzata al prefetto in cui definiva «non condivisi» i cori anti-ebraici, esonerandosi da ogni responsabilità per le grida di «possibili ignoranti, o fanatici o infiltrati».
Negli anni scorsi, e anche di recente, lo si è ritrovato al centro di una intensa attività di «lobbying» pro Palestina, con entrature importanti in politica. Alcuni deputati - per lo più eletti coi 5 Stelle - a settembre hanno dato notizia di incontri politici con lui e altri. E un articolo di «Mosaico», il portale della Comunità ebraica, dava conto nell'aprile 2019 dell'incontro fra il capogruppo 5 Stelle in commissione Esteri, Gianluca Ferrara, e una delegazione di «Parlamentarians for Jerusalem». Secondo il deputato Lucio Malan (oggi Fdi), di questa delegazione facevano parte Hannoun e anche Riyad Al Bustanji, figura al centro di molte controversie, che - sempre nel 2017 - aveva partecipato a un «Festival della solidarietà col popolo palestinese» sotto le stesse insegne di queste associazioni (il logo compare anche sul sito e cancella letteralmente Israele dalla mappa geografica del Medio oriente). Quel «festival» era articolato su tre tappe: Brescia, Verona e Assago, dove era prevista la partecipazione di Manlio Di Stefano, allora capogruppo 5 Stelle in commissione, con spiccate propensioni anti-israeliane, e oggi sottosegretario agli Esteri.
«Chi sostiene Hamas - commenta Davide Romano, degli Amici di Israele e all'epoca del sit-in assessore alla Cultura della Comunità ebraica - fa un cattivo servizio innanzitutto alla società palestinese, prima ancora che a Israele. Sono infatti sempre di più i palestinesi schiacciati dal regime teocratico a Gaza.
E spiace notare come anche nel nostro Paese ci sia troppa fiducia da parte della politica italiana nei confronti di chi è espressione dei Fratelli Musulmani, di cui Hamas è il braccio palestinese. Vorrei a questo proposito chiedere ai nostri politici di impegnarsi a non riconoscere istituzionalmente alcuna organizzazione musulmana italiana che abbia legami con la Fratellanza Musulmana».Alberto Giannoni
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